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Chacedy.
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Nella notte imminente
un bambino, sperduto, piangente.
Non sa dove andare,
non sa cosa fare,
corre verso l'ignoto
alla ricerca del tempo remoto.
Si guarda attorno,
aspetta il nuovo giorno,
cerca quel che ha perso:
l'amore,
gli ideali,
l'orgoglio;
la coscienza,
la ragione,
il libero arbitrio.
Si sente perso, nudo, freddo, morto
e non riesce a trovare un modo per rimediare.
Semplicemente corre,
in mezzo alla notte,
illuminato e protetto dalla Luna,
madre dei cieli oscuri.
E si ferma soltanto quando
sul suo cammino incontra il niente.
Davanti a lui, ora, il nulla più infinito.
Una visuale che spezza il fiato,
che lo fa sentire immateriale, invisibile.
Il bambino dubita della propria esistenza,
va nel panico, si agita, si dimena,
e poi si accorge che è tutto vano.
Notti passate a cercare qualcosa che non esiste,
a cercare il riscatto, la redenzione,
per poi cosa?
Scoprire semplicemente che è stato tutto inutile.
Dall'alto di un palazzo, splende il ghigno del cacciatore,
che soddisfatto osserva la sua preda:
quel bambino steso a terra e senza vita..