Roles importanti

Bos

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Chacedy
     
    .

    User deleted


    First impact



    Elizabeth [Pascoli] Continua quella sua espressione da angioletto, fino quando non va a sentire il proprio nome, in quel momento l'espressione diventa decisamente diversa, come se l'aureola si fosse spezzata in due e si si va ad appoggiare sul capo come fermare delle piccole corna e una coda sbucasse alla fine della schiena, assottiglia lo sguardo come se potesse dargli fuoco. «Tu prova a usarlo ancora e ti vengo a strappare i genitali.» Minaccia che potrebbe esser presa anche seriamente, per poi girarsi con lo stesso sguardo anche dalla parte di Cristobal. «E la stessa cosa vale per te. Beth, semplice efficace e lineare.» Andando poi a puntare il dito contro Eithan. «Tu scendi giù! Qui!!» Andando a indicare più o meno all'altezza del proprio volto, per girarsi verso Myar ed allargare un sorriso come se fosse ritornata la solita Beth. «Ok.. mi raccomando non addormentarti e se hai bisogno di qualcosa urla.» Semplice no? Per ritornare a portare l'attenzione su Eithan. «Allora? Vieni qui!» Assottigliando di nuovo lo sguardo. «Sta sera avete da dove andare?» Domanda verso Cristobal, mentre attende che l'altro si sposti, con un tono quasi del tutto normale.

    Cristobal [Pascoli] Si lascia strappare un sorriso dalle prime parole di Eithan, lo guarda stranito, come se cercasse conferma di ciò che ha sentito ed inteso, come se avesse un attimo di esitazione nel far combaciare la figurar dell'ex soldato con quella frazione di tenerezza. Se non fosse stato per il trasporto emotivo che gli ha, volente o nolente, mostrato qualche minuto primo, lo riterrebbe irreale. Sbuffa ed in quello sbuffo allontana quella pantomima di rabbia. «Por dios.» Risponde all'imprecazione del korolevita ed al suo tentativo di emulazione, ripetendo le parole lentamente, a correggergli la pronuncia. Non un vero tentativo di insegnamento disinteressato, quanto l'ultimo stralcio del suo orgoglio abbattuto. Annuisce verso Myar, accogliendo le sue parole come fossero frecce diritte al suo cuore, le lascia affondare senza replica. «Vale. Hasta luego.» Le risponde solo salutandola con un cenno del capo mentre si allontana. Segue la scalata di Eithan con fare incuriosito, rimane seduto dov'è, stretto nelle sue braccia. Eppure non fa nessuna resistenza quando quello si concede il colpo sulla sua spalla. Con lo sguardo lo fulmina, non per davvero, scherzosamente, ma incassa silenzioso e con un sorriso appena lieve. Alla minaccia poco nascosta di Elizabeth risponde con un fischio. «Fai sul serio, El... Beth» Un sorriso sornione verso di lei. Gli occhi cercano lo sguardo di Eithan quando la rossa si fa imperiosa, lo osserva per un attimo con compatimento. Poi si volge verso di lei, lieto di non essere oggetto di quegli ordini. «Ehm. Beh, la jeep mi sembrava piuttosto comoda.»

    Eithan [Pascoli] E mentre parla, non si accorge di sbagliare, chiamando la rossa con il nome per intero, se non quando questa lo minaccia. E purtroppo non ha neppure la soddisfazione di accorgersi di essere riuscito a smuovere l'ispanico dalla rabbia. Sgrana gli occhi e li volge su di Elizabeth. Deglutisce, la bocca leggermente aperta lascia cadere la sigaretta, spenta, sul sedile. Un'espressione del tipo: dannazione, ora mi uccide. La guarda per un po', prima di distrarsi ed osservare Myar allontanarsi. Vorrebbe dirle qualcosa, impedirle di andarsene da sola, ma la voce della rossa tuona nuovamente in sua direzione, così che gli catturi nuovamente lo sguardo. «I... io? » Domanda intimorito osservandola ancora, quindi scatta giù dalla Jeep al secondo richiamo. «A...arrivo!» Un salto e si trova davanti a lei. Posa le iridi grigiastre sulla figura dell'ispanico, poi nuovamente e fulmineamente su Elizabeth. «Vero? Anche a me non è sembrata male...» Un'occhiata a Cristobal per cercare forse un aiuto. «...e poi... sarei in dolce compagnia...» E con dolce compagnia è chiaro che si riferisca al povero ispanico che cerca di tirare in ballo. La figura di Elizabeth ogni tanto si nasconde dietro a leggere nuvole di condensa.

    Elizabeth [Pascoli] Lo sguardo va ad appoggiarsi verso Cristobal, per qualche istante, cercando di tener lo sguardo abbastanza serio su di lui. «Venite al ranch, abbiamo le stanze per gli ospiti e Mary è sempre felice di aver gente in più a tavola.» Muove appena il capo, si intende anche quello è un ordine, segue i movimenti di Eithan, andandolo ad osservare per qualche istante, come se lo stesse studiando, alla fine va a portare la mano sul mento, stringendolo ma non molto, tanto da fargli tenere il volto fermo, andando a portare il proprio appena di lato, così da darsi una piccola spinta e andar a schioccare un bacio, come se fosse una bambina piccola sulla guancia, per poi abbassarsi e lasciarli andare il volto. «E penso che questo sia più che sufficiente.» Rimane per qualche istante seria, per poi scoppiare in una piccola risata, facendo qualche passo indietro e poi guardare la figura di Cristobal, schioccando la lingua sul palato dopo la risata. «Se non vuoi dormire separato da lui.. basta che me lo dici che vi preparo la stanza doppia.» Ammiccando verso l'uomo tatuato.

    Cristobal [Pascoli] Coglie lo sguardo sinceramente intimorito di Eithan, strabuzza gli occhi tra lui e Beth, come a cercare di prevedere ciò che deve venire, la mente che laboriosa cerca una soluzione verso un pericolo imminente, rappresentato in questo frangente da una rossa che non ha intenzione di usare mezzi termini. Annuisce con vigore quando Eithan sostiene la sua tesi. Niente di meglio di una notte sotto le stelle, soprattutto dopo mesi passati tra le mura di metallo sello Skyplex. Per un attimo il pensiero sembra allettarlo per davvero. Quando poi Elizabeth lo bacia sulla guancia lancia un altro fischio, di quello che fanno i vecchi di paese quando passa una sventola per strada. Ride tra i denti quando il pilota lo tira in ballo, stringendo le braccia al petto per bloccare le risa, per bloccarsi il respiro, per allontanare il freddo, per sentire il corpo ancora lì dove dev'essere. Quando poi Elizabeth sembra dar corda al suggerimento di Eithan lui si blocca un attimo, blocca la risata, si volta verso il korolevita, sguardo un po' perso, privo di parole. Piega il capo di lato, verso la spalla, stringe le palpebre leggermente, increspa le labbra. «Naaa, es guapissimo, ma niente casini con i compagni di nave. Mi spiace Eithan, hai perso l'occasione quando sei stato preso nell'equipaggio.» Risponde un sorriso stampato in volto, sereno come poche volte.

    Eithan [Pascoli] Cerca di rimanere rigido ed impettito, come al solito, ma, forse per la stanchezza, forse per l'intensità emotiva del momento, rimane eretto come un ramo verde: facile da piegare e spezzare. Ed è proprio ciò che accade, le mani sono dietro la schiena, lo sguardo cerca quello dell'ispanico anche quando sente la mano della rossa afferrargli il mento. Spalanca gli occhi che frementi vagano tra la figura a cavallo e quella sulla jeep. Il tempo sembra rallentare inesorabilmente nel momento in cui Elizabeth si avvicina per dargli un bacio sulla guancia. Viola, verde, cobalto, rosso, fucsia, il suo viso assume qualsiasi colore possibile ed immaginabile fino a stazionare su un rosso porpora acceso. Inizia a sudare, un soffio al cuore e dopo quell'azione tutto ciò che segue è come se non fosse mai avvenuto. Non appena il suo viso viene lasciato andare, tutto il corpo cade a terra come un sacco vuoto ed il russo cade nel suo mondo. Una realtà fatta di fate dai capelli rossi, gnomi dalla barba rossa, fiori rossi, farfalle rosse, cielo rosso... tutto rosso. Lo stesso rosso che caratterizza la chioma della ragazza che l'ha appena pugnalato alle spalle.

    Elizabeth [Pascoli] Si gira verso Cristobal, sta per dire qualcosa, quando sente un tonfo a terra. La prima cosa è quella di girarsi verso il cavallo, ma lui sta bene, ma poi si gira e dove c'era la figura di Eithan non c'è più. Ovvero è a terra. Sgrana gli occhi e non poco, con il proprio volto che è diventato rosso e non poco, le mani vanno a portarsi verso le labbra e non sa cosa fare per qualche istante di panico, potrebbe anche mettersi a correre intorno alla macchina urlando, ma non sarebbe molto da aiuto. «Ei..eithan?» Domanda, quasi di paura, intanto che le mani vanno a portarsi via dalle proprie labbra e si porta verso Cristobal, con lo sguardo abbastanza preoccupata. «Ma..» Deglutisce. «Non avevo nulla di avvelenato!!» Aprendo appena le mani come per far vedere che non ha proprio nulla nelle proprie mani, andando soltanto ora a chinarsi con le ginocchia e porta una mano sul volto con le dita che iniziano a schiaffeggiarlo appena, non secco, ma piccoli come per risvegliarlo. «Ehi??» Domanda verso il povero pilota steso.

    Cristobal [Pascoli] Vede il pilota crollare a terra come se gli mancasse ogni forza nelle gambe, l'istinto è quello di lanciarsi al suo seguito per raccoglierlo in tempo, ma la gravità è più rapida di lui. Si sporge dal bordo della jeep a controllare se lì sotto c'è ancora il corpo del pilota, neanche si fosse buttato dalla cima di un grattacielo. «Ehi! Sei intero?» Uno sguardo verso Elizabeth, tra il preoccupato e lo stupito. «Mi hai seccato il pilota!» Non sente granché di quello che segue, lei si è già fondata sul povero korolevita che è nel mondo dei sogni. Osserva la scena dall'alto, aspettando il rinvenimento del pilota. Lentamente si tranquillizza, vede il colore rosso sul volto dell'uomo. Anzi, piano piano il volto di iniziale stupore e preoccupazione si trasforma in un sorriso divertito. «Joder, non ti faccio salire sulla nave se me lo riduci sempre così.» Commenta guardando la rossa.

    Eithan [Pascoli] Le parole dei due non servono a smuoverlo, sebbene le senta chiaramente ed il suo cervello le registri. Gli occhi sono fissi nel vuoto, le palpebre leggermente chiuse e non accennano a reazioni, così come tutto il corpo. Essì, sembra proprio stecchito, ma poi ecco che la bocca inizia a muoversi, a dare segni di vita. Si apre e si chiude come se stesse parlando, ma non emette alcun rumore, all'inizio. «Beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeth!!! Chiamami E.T!!» Grida alzandosi di scatto come se fosse appena stato liberato da un demonio che si era impossessato di lui. Ed ora che è seduto, accanto ha la rossa. L'istinto irrefrenabile di restituirle il bacio nello stesso modo, più o meno, viene represso con dei tremori quasi innaturali. «Dannazione, ho visto la luce...» Sbuffa, respira profondamente, cercando di riprendersi da quanto è appena accaduto, di trattenere ogni sorta di sentimento. Che sia questo buono o cattivo, non fa la differenza.

    Eithan [Pascoli] Entrambi i palmi delle mani vanno a posarsi sull'erba, il respiro sostenuto e prolungato, la fronte che si aggrotta e le palpebre che sbattono tra loro velocemente. Si fermano soltanto nel momento in cui sente il buffetto e le parole della ragazza che inizia a guardare perplesso. «Ma...» Aspetta che l'altra termini ciò che ha da dire, quindi risponde. «...guarda che io non stavo scherzando...» Il rosso del viso che va scemando così come il battito accelerato, il respiro affannato e tutte le altre complicazioni causate da quanto è appena accaduto. «Certo che me ne ricordo!» E gli occhi gli si illuminano quando sentono il rumore dei soldi, che per lui sembrano tantissimi, visto che è ancora un po' frastornato. Deglutisce, serra la mascella forte. «Beth... tu mi uccidi...» Ammette, sincero, il capo appena piegato verso il basso ed incassato tra le spalle.

    Elizabeth [Pascoli] Aggrotta appena la fronte a quelle sue parole. Almeno le prime, le labbra si aprono, ma non fanno uscire nulla. Fino quando non va a sentire quella sua affermazione allora il sorriso si allarga, come se volesse spazzare via quella piccola idea che si è andata a creare dentro alla sua testa. Per poi sentire quella sua ultima affermazione, sgrana gli occhi e non poco. «Eh?» Domanda verso di lui «Tecnicamente non ti ho fatto nulla...» Quasi dispiaciuta, per poi far accendere quella piccola luce, forse in fondo al proprio cervello, per qualche istante fissandolo, inclinando appena il volto da un lato e poi lo raddrizza come se stesse guardando qualcosa di strano, incompreso del tutto. «I...» Deglutisce di nuovo. «Ti...» Si morde il labbro inferiore e poi lo lascia andare, prendendo un piccolo respiro. «Ti piaccio?» Domanda finalmente alla fine con le mani che vanno ad appoggiarsi al terreno e osservare la figura del pilota, diretta, forse fin troppo?

    Eithan [Pascoli] La guarda dritto negli occhi, digrigna i denti tra loro, li lecca dall'interno della bocca. « ... » Non risponde, si alza da terra, si pulisce i vestiti di eventuale terra accumulata, quindi scambia uno sguardo d'intesa con l'ispanico prima di tornare nuovamente sulla rossa. «Ma figurati!» Mente spudoratamente, ed anche se è pessimo a mentire, è possibile che non si capisca per via del fatto che ride. «Allora, si torna al ranch? Io sto morendo di fame e di sonno...» Lo sguardo è rivolto verso l'auto, indi per cui non si può notare l'espressione affranta e distrutta. La mano destra apre lo sportello, mentre la sinistra invita Cristobal a sedersi sul sedile del guidatore. «Ora guidi tu, se non vuoi rischiare sul serio la pelle...» Il tono serio e convinto, quindi si riporta su Elizabeth con un sorriso forzato. «Tu ci stai davanti a cavallo, noi ti seguiamo fino al ranch, ok?» Domanda, sperando che l'altra non abbia obiezioni al riguardo.

    Elizabeth [Pascoli] In fondo non l'ha studiato il volto del ragazzo, non si è procurata del fatto che possa davvero avere quella sua possibilità ed allarga un sorriso ampio, quando va a sentire quella sua risposta. «Ok.. va bene.. va bene.. Datemi qualche minuto.» Intanto che va a portare la mani in mezzo all'erba andando così ad alzarsi e mettersi sui piedi, afferra le cinghie del cavallo e appena lo fa Alaska e Simon arrivano lì scodinzolando. «A casa!» Afferma verso le figure dei cani, soprattutto Simon che inizia a correre si intende con Alaska dietro, va a infilare il piede dentro alla staffa e si da una spinta così da portare anche l'altra dall'altra parte e montare così a cavallo. «Mi raccomando statemi dietro...» Ridacchiando appena e facendo un piccolo cenno con il capo verso la figura di Eithan. Iniziando così a percorrere la strada verso la casa.

    Eithan [Pascoli] La risposta della ragazza gli raggela il cuore, più di quanto non l'abbia fatto la menzogna che ha appena lasciato uscire dalle proprie labbra. Entra nella macchina, cerca la breeze che è rimasta ad attenderla sul sedile, sorride. «Mi aspettavi, piccola?» Si, si rivolge proprio alla paglietta che ora viene portata alla bocca. «Tu fila e non ti fermare, non voglio che ti faccia male.» Il tono duro e serio, in risposta. Volge lo sguardo malinconico verso Alaska e Simon. Questa sera la sua lupa non l'ha per niente guardato, il suo padrone. Un altro punto che ferisce l'animo e l'orgoglio del russo. Durante il tragitto rimarrà in silenzio di contemplazione. Ogni parola dell'ispanico sarà involontariamente ignorata.

    [End]



    Edited by Chacedy - 3/3/2013, 14:01
     
    Top
    .
  2. Chacedy
     
    .

    User deleted


    Declaimed soul



    Eithan [Campo di atterraggio] Sospira, osservandola ancora disegnare. Un piccolo sorriso mentre la osserva ancora concentrarsi, quando gli scappa l'occhio sul disegno. Solleva entrambe le sopracciglia, la fronte si stropiccia appena, quindi riporta le iridi grigie sulla figura della ragazza. «Sei... silenziosa...» Proferisce, incerto ed impacciato. Gli occhi sottili, le sopracciglia che creano una leggera onda, la sta studiando. «...ascolta, non ti fare problemi...» Si morde il labbro inferiore, sentendo quel silenzio così pungente e freddo. «se... devi dirmi qualcosa, io sono qui...» Sbuffa, quindi porta lo sguardo al cielo. «...anche per questo motivo ti ho chiesto di vederci...»

    Elizabeth [Campo di atterraggio] La coda dell'occhio va ad osservare la figura di Eithan, andando ad alzare appena il taccuino così che lui non lo possa vedere, in fondo è una sorpresa, andando a metterci anche il braccio che un utilizza in aggiunta va a portare le ginocchia appena alzate così da formare un triangolo con il terreno ed aver un'altro po' di copertura e continua a tirare le proprie righe su di esso. Le labbra si aprono e fanno uscire un piccolo sospiro, le spalle si alzano e poi si abbassano, intanto che continua a disegnare. «Non ho nulla da dirti.» Come se quella ferita fosse lei, in un certo senso. Intanto che il labbro inferiore inizia a torturarlo, staccando la penna dal foglio e anche i denti dal labbro. «Non posso farci nulla e anche se potessi.. cosa potrei farci?» Alza appena le spalle e poi le abbassa, andando ad appoggiare lo sguardo sul foglio di carta. «I..» Deglutisce. «Io.. non so come comportarmi in determinate situazioni.» Con le gote che diventano completamente rosse e continua a tener gli occhi lì sul foglio. «Dovrei starti lontana? Dovrei farmi odiare? Dovrei tagliare completamente i rapporti con te? Perchè mi sento così ferita dentro?» Rialzando lo sguardo verso Eithan «Non..» Deglutisce di nuovo «Non so rispondere a queste domande.» Scrolla appena le spalle «Ma voglio che tu sia felice di questo ne sono più che convinta.» Con un sorriso che si allarga sul volto, andando a chiudere il taccuino e glielo porge con la penna che al momento sta segnando dove c'è un ritratto dell'uomo che ha di fronte. «Hai sempre lo sguardo triste quando osservi il cielo.» Forse spiegando il disegno. » [Artista Nato]

    Eithan [Campo di atterraggio] Si morde il labbro inferiore quando la sente affermare che non ha nulla da dirgli. Lo sguardo preoccupato. «Dà...» Mormora alzando ancora di più la torcia per illuminare la ragazza, nonostante essa sia girata e, così facendo, si toglie un po' di visibilità. Lo sguardo torna al cielo, come a contemplarlo e chiedergli un qualche aiuto. Si abbassa soltanto quando la ragazza si libera di ciò che ha dentro. Un sorrisetto sul volto quando conferma quello che pensava. Aveva qualcosa da dire. La lascia parlare, senza interromperla e soltanto quando finisce di parlare a proposito della discussione del pomeriggio, si schiarisce la voce e risponde. «Beth... se puoi... guardami nel modo in cui hai sempre fatto. Cerca di non vedermi diverso... in fondo quello che sbaglia sono io, non tu.» Stringe forte la mascella, deglutisce e quasi non si strozza. Un pugno sullo sterno prima di ricominciare. «Mi basta vederti felice per esserlo in parte... se so di ferirti... la cosa mi fa ancora più male...» La mano destra va a stuzzicare i fili d'erba, nervosa. «Anche io non so come comportarmi... ed infatti ho sbagliato...» Afferra il taccuino e lo apre nella pagina in cui è stata lasciata la penna. « ... » Lo guarda, quasi non gli brillano gli occhi, segno che apprezza veramente tanto quel piccolo capolavoro che lo rende più bello di quanto non sia nella realtà. «Dici sul serio?» Domanda, con la voce tremante. Dà un colpo di tosse, lo sguardo rimane posato sul disegno.

    Elizabeth [Campo di atterraggio] Le gambe rimangono lì alzate appena verso l'alto staccate dal terreno, con i talloni appoggiati al terreno però e le punte dei piedi verso l'alto. La mano destra si sposta dalla gamba andando a portarsi verso il coppino e inizia a gratterselo come un piccolo tic e la mano si va a riportare verso il ginocchio, schiarendosi di nuovo la voce. «Non..» Scuote il capo come per dire di no. «Non si sbaglia in determinate cose.» Afferma con una certa sicurezza. «Semplicemente i sentimenti vengono fuori..» Le labbra si aprono di qualche millimetro e fa uscire un piccolo sbuffo da quelle labbra. «Però.. non sono sbagliati..» Scuote il capo, in fondo sta cercando di non farlo sentire in colpa, ma in determinate cose, soprattutto quando riguardano lei è impedita come non pochi. «Si.. dico sul serio.. hai uno sguardo triste come se ci fosse qualcosa che non riesci ad afferrare.» Con un sorriso che si allarga sul proprio volto, lo sguardo a sua volta va a portarsi verso il cielo e poi lo riabbassa verso di esso «Io non lo guardo quasi mai.. forse perchè mi ricorda il passato e non voglio ricordarlo...» Con un sorriso amaro sul proprio volto, andando ad appoggiare il mento tra le due ginocchia e guardare la figura del ragazzo. «Non ho molta luce e la penna è quello che è.. spero che ti piaccia comunque.»

    Eithan [Campo di atterraggio] Le iridi fissano il disegno senza sosta, le orecchie ascoltano le parole della ragazza. «Nel mio caso sono sbagliati eccome... lo so che non li possiamo comandare... che non li possiamo decidere...» Distoglie le iridi dal ritratto un momento per posarle su di lei. «Ma ho avuto tutti i mezzi per evitare di fare quella scenata ieri... quella scenata al saloon... quella scenata alla chiesa...» Si morde il labbro inferiore e quasi non lo fa sanguinare. «...eppure le ho fatte... le ho fatte senza pensarci!» La voce che leggermente si innervosisce, chiaramente contro sé stesso. Si alza. «Si sbaglia eccome Beth... almeno... io sono capace di farlo anche in queste cose...» La carotide pulsa tanto da costringerlo a portarsi una mano a tamponarla. «...pensa, sono stato capace di farti soffrire... perchè? Perchè non sono stato in grado di allontanarmi... prendermi un po' di tempo lontano da te e cercare di farmi passare questo capriccio...» La mano destra solleva il disegno, mascherando per un momento il viso che si distorce in una smorfia e poi lascia andare qualche cosa di troppo. «Aela...» Sussurra mentre la ragazza si riferisce a quel qualcosa che non riesce ad afferrare. Ed è proprio così, ha fatto proprio centro nel bersaglio. Colpito in pieno il vero Eithan. «E' stupendo, Beth... grazie...» La voce ancora rotta dal pianto, il taccuino davanti alla faccia. Tira le gambe verso di sé, così da rannicchiarsi.

    Elizabeth [Campo di atterraggio] Ascolta le sue parole, abbassa lo sguardo verso la punta dei piedi e poi di nuovo rialza lo sguardo verso di lui, ancora una volta. «Mi avresti fatto del male se te ne fossi andato.» Socchiude gli occhi e poi lì riapre ancora una volta, intanto che osserva il ragazzo, per qualche istante, di nuovo, deglutisce per l'ennesima volta. «E poi.. non considerarmi come un capriccio.» Si lamenta, ma con un sorriso sul proprio volto, infatti quando vede la sua reazione che va a nascondersi in sostanza, lo sguardo si abbassa verso le proprie ginocchia e poi lo rialza verso di lui, aprendo le braccia, andando a spingersi appena sul terreno e si ritrova così in ginocchio, strisciandole appena verso la figura di esso, con le mani che cercano semplicemente di abbracciarlo, ovvero di abbracciare le sue spalle, di quella sottospecie di uovo-Eithan, intanto che le labbra si appoggiano nei capelli così da dargli un bacio, sul capo. «Prometto di non avvicinarmi mai più così.. almeno fino quando non sposterai le tue attenzioni da figo verso una donna fortunata.» Con un sorriso divertito e non poco.

    Eithan [Campo di atterraggio] Sospiri su sospiri, nient'altro se non questo può sentire Elizabeth. In realtà le lacrime gli stanno imbrattando completamente il volto, il dolore lo distrugge nelle espressioni, nei movimenti, nella testa. Sente come se un carnefice gli stia tagliando ogni parte del corpo con calma e sadismo. « ... » Tutto quel dolore passa soltanto quando si sente avvolgere dalle sue braccia, il calore di un abbraccio e poi di un bacio. « ... » Rimane nella sua posizione a uovo fino a quando la ragazza non parla, quindi si passa la mano sugli occhi e sul naso e posa lo sguardo su di lei. La guarda per un momento, si distacca, ma alle sue parole non riesce a far altro che girarsi meglio verso di lei e tirarla verso si sé, questa volta ricambiando il suo abbraccio. La stringe forte, ma non troppo. Diciamo il giusto. Il petto si gonfia e sgonfia irregolarmente, gli occhi si strizzano e lasciano scendere quello che non ne ha ancora avuto l'opportunità. «Grazie...» Il leggero sorriso che si fa largo su quel viso triste e dominato dalle smorfie di dolore. «...grazie mille Beth...»

    Elizabeth [Campo di atterraggio] Le braccia si aprono per far muovere la figura di Eithan, allarga un sorriso dolce verso il ragazzo e conosce quel dolore, come tutti quelli che sono nel Border e non sono stati fortunati, tutti quelli che hanno amato in qualche modo qualcuno e la guerra lì ha strappati via e non poco. Sta per allontanarsi quando sente le braccia del ragazzo che la vanno a stringere. Sgrana gli occhi occhi e va ad appoggiare le mani sulla sua schiena, con il capo appoggiato alla palla del ragazzo, così da poterlo abbracciare a sua volta. Sentendo quelle parole. Rimane con gli occhi socchiusi per qualche istante e poi va a staccarsi e cerca di portare lo sguardo ora aperto verso la figura di Eithan e con le mani che va a cercargli di tirargli via quelle lacrime dal volto, con le dita delicatamente come se potesse fargli quasi del male. «Allora riuscirai a resistere a questa donna fatale?» Ammiccando ma in modo decisamente buffo anche per via degli occhiali e un sorriso divertito sul proprio volto, intanto che ora gli sfrega il volto con le dita come se fosse una nonna che tira via le lacrime dal proprio nipote. «Approposito hai ripensato alla questione del ranch?» Domanda verso di lui forse con ancora una punta di speranza.

    Edited by Chacedy - 3/3/2013, 14:02
     
    Top
    .
  3. Chacedy
     
    .

    User deleted


    REFUSED REQUESTS



    Eithan [Albero] E' accovacciato sotto l'albero accanto allo steccato. L'ha torturato fino ad ora, ignorando completamente i molteplici richiami di Mary a partecipare alla cena. Non aveva fame. Non c'è nulla di male in questo, no? La tuta blu è leggermente macchiata di terra e vagamente di quel poco sangue che gli esce dalle mani graffiate. Le osserva, le contempla, quasi come se fosse soddisfatto di quello che ha appena fatto. Lo sguardo, apatico, non permette di vedere il dolore che prova. Il vago bagliore della luna che lo illumina gli permette di vedere fino ad un raggio di dieci metri attorno a sé. Gli occhi osservano circospetti quel raggio, così che, in caso qualcuno si avvicini, possa avere il tempo di coprire le ferite con le doppie mitene. «Sei un'idiota, Tsvet. Sei proprio un'idiota.» Borbotta mentre osserva ancora le proprie mani. Non si capisce bene se si stia pentendo di quello che ha fatto o ne sia orgoglioso.

    Elizabeth [Albero] Se Eithan non va dal cibo è il cibo ad andare da lui, secondo Mary è semplicemente un crimine contro l'umanità non mangiare, ed è tutto da dire, le mani stanno tenendo un fazzoletto, per l'esattezza un tovagliolo che copre quella sottospecie di piccolo spuntino che è stata mandata a portare. La mano destra sostiene quello la sinistra la propria torcia, i capelli sono sciolti che le cadono sopra alle spalle, il giubbotto è aperto che fa intravedere i vestiti, ovvero una camicetta a quadretti e un paio di jeans aderenti alla propria figura, con tanto di stivali che le arrivano più o meno sotto alle ginocchia. Le labbra si aprono e fanno uscire un piccolo sospiro ancora una volta, con il fascio di luce che va a cercare la figura di Eithan. «ET!!!!» Il tono abbastanza alto fino a inquadrarlo con la luce ed allarga un sorriso nella sua direzione, ancora inquadrandolo per bene.Iniziando ad avvicinarsi.

    Eithan [Albero] Sente la voce di Elizabeth, quindi si sveglia dai suoi pensieri, afferra i mezzi guanti posati a terra, accanto a sé, e li infila velocemente per mascherare cose che nessuno dovrebbe sapere. Una volta infilati entrambi, posa lo sguardo sulla ragazza e sorride. Solleva la mano destra per salutarla, mentre la sinistra va a finire davanti agli occhi, visto che il bagliore della torcia gli punta dritto negli occhi. «Beth... abbassa un po' la torcia!» Borbotta a voce alta, in modo che l'altra lo possa sentire. Dà un colpo di tosse, abbassa la destra e la sfrega appena sotto la punta del naso. Ancora uno sguardo ad entrambe le mani, prima di alzarsi e voltarsi verso la ragazza. Le mani dietro la schiena quando sarà abbastanza vicina. «Buonasera Beth...» Un sorriso ampio in sua direzione per mascherare il malessere.

    Elizabeth [Albero] Sta avanzando nella sua direzione, andando poi a sentire il proprio cortexpad che suono, va ad abbassare lo sguardo nella direzione dell'oggetto e legge velocemente esso ed allarga un sorriso ampio non poco, per poi farlo sparire immediatamente e gira lo sguardo nella direzione di Eithan, andando ad abbassare immediatamente la luce ed allargare un sorriso. «Ehi là!» Il tono felice, intanto che avanza nella sua direzione. «Ho la tua cena...» Andando a muovere appena il panino e avvicinarsi nella sua direzione, intanto che va a quadrare l'albero lì e poi di nuovo verso il ragazzo. «Che c'è?» Domanda nella sua direzione. «Perchè sei qui?» Con lo sguardo che continua a rimanere sul volto del pilota.

    Eithan [Albero] Il sorriso sparisce non appena vede il cibo. Si tramuta così in una smorfia di disgusto. Persino l'odore gli dà fastidio. «Ma... io non ho fame...» La voce leggermente timida e nervosa. Segue con lo sguardo la zona che fissa la ragazza, ovvero l'albero, quindi sgrana gli occhi nel vedere la corteccia leggermente lesionata. Deglutisce, quindi riposa le iridi grigiastre su Elizabeth. «Amh... niente. Avevo voglia di stare un po' da solo...» Ed è vero: voleva rimanere solo, ma non soltanto. «Dovevo prendere un po' d'aria fresca.» Allunga la mano in direzione del panino. Lo ispeziona per un momento. «Dannata Mary...» Si siede a terra e cerca di farselo andare, a forza.

    Elizabeth [Albero] Fa uscire un piccolo sospiro, intanto che lascia andare il tovagliolo, non piatto, infatti è un semplice panino con fettine di manzo arrosto pomodori e insalata con una sala fatta dalla stessa Mary con una ricetta segreta. Si schiarisce la voce, andando a guardare quel punto poi di nuovo verso la figura di Eithan. «Sicuro?» Domanda, iniziando a studiarlo con un minimo di attenzione per il volto [Lie Detector], intanto che arriccia di nuovo le labbra e fa uscire uscire un piccolo sospiro. «Comunque sia.. ti stavo cercando anche per iniziare a darti le prime lezioni di equitazione.» Muovendo il capo nella direzione da dov'è venuta, intanto che continua a tenere la luce puntata verso il basso.

    Eithan [Albero] Sta cercando di addentare per la prima volta quel panino, ma si blocca quando la domanda della ragazza gli tuona nella testa. Sobbalza appena, allontana il cibo dalla bocca e volge lo sguardo verso di lei. «Amh... si...» Sta omettendo il particolare dell'albero, non sta mentendo. Eppure si sente così nervoso, così insicuro. La ascolta con attenzione. Lo sguardo puerile che la osserva più e più volte fino ad allargarsi in un espressione perplessa. «Eh!? Lezioni di equitazione? Ma...» E si ricorda così della discussione fatta con Myar a proposito del saper cavalcare o meno. Scrolla le spalle e si solleva in piedi, portandosi davanti all'albero in modo da nasconderlo alla vista della ragazza. Posa il panino nel piattino. «Ah, hai parlato con Myar...» Trae una conclusione tutta sua.

    Elizabeth [Albero] Arriccia il nasino a quella risposta allargando un sorriso di nuovo verso di lui, chinando appena il volto nella sua direzione, così da poterlo osservare meglio ed allargare un sorriso ampio, andando poi a rialzare il proprio volto, schiarendosi di nuovo la voce. «Ok.. però potevi farlo anche dopo cena.» Tutto sommato è la pura verità, alza appena le spalle e poi le abbassa ancora una volta, il labbro inferiore viene intrappolato tra i denti e poi lasciato andare, con quel sorriso sul proprio volto che però non scema per nulla. Come se fosse tutto normale. «No..» Sbattendo gli occhi ora un attimo sorpresa da quella domanda. «Ehm..» Alza appena le spalle e poi le abbassa ancora una volta. «Se vuoi fare con lei le lezioni.. non ci sono problemi..» Afferma con un tono del tutto tranquillo e lo sguardo sul volto del ragazzo.

    Eithan [Albero] Porta nuovamente le mani dietro la schiena. «Mi scuso per non essere stato presente... ma ho preferito non causare problemi a tavola...» Si morde anche lui il labbro inferiore, sentendosi un po' di difficoltà. La mano destra scompiglia leggermente i capelli tingendoli un po' di terra e sangue. L'ultimo, però, è facile da confondere con la semplice terra, vista la scarsa luminosità. Scuote la testa e sgrana gli occhi. «No, non c'è alcun problema...» Tortura nuovamente il labbro inferiore, intrappolandolo tra l'arcata dentale superiore ed inferiore. «Tanto devo solo ricordarmi come si fa...» Un sorriso gentile e nervoso allo stesso tempo.

    Elizabeth [Albero] Si ringrazia la scarsa illuminosità, visto che la vista del solo sangue potrebbe portare a un brutto spettacolo da parte del ragazza. Le labbra si arricciamo per qualche istante e fa uscire un piccolo sospiro. «Dai andiamo.. allora..» Anche se non è troppo convinta, come se al momento ci fosse un piccolo muro tra i due, le mani si stringono appena sulla torcia, ma cerca di tener un sorriso del tutto tranquillo verso di lui. «O vuoi mangiare, prima?» Come se si fosse ricordata soltanto ora che ha portato la cena del ragazzo e che deve appunto ancora mangiare, intanto che continua a tener lo sguardo lì puntato verso di lui, si stringe appena le spalle e poi le distende ancora una volta.

    Eithan [Albero] Sorride in sua direzione, quindi annuisce e fa un passo in avanti quando viene invitato ad andare. Si volta indietro soltanto quando sente la ragazza chiedergli se vuole mangiare. Sbuffa, scuote la testa. «Per ora no... non mi va...» Osserva Elizabeth da capo a piedi. «...davvero...» « Annuisce per dar peso veritiero alle proprie parole, quindi le fa cenno con la mano di raggiungerlo. Non vede l'ora di iniziare e potersi distrarre un po'. O almeno lo spera, di riuscire a distrarsi.

    Elizabeth [Albero] Forse è per la montagna di cose che si sta tenendo dentro, forse semplicemente perchè è la realtà, ma quando vede fare quel piccolo gesto ad Eithan, il sorriso si cerca di sforzare, per esser sincero, ma è difficile, veramente. Ha veramente una sensazione strana, la mano si porta appena verso il ventre e si gratta, semplicemente lì prude. Lo sguardo va a posarsi in avanti e non ci mette molto ad affiancare la figura del ragazzo, continuando a camminare nella direzione delle stalle. «Per ora ti eserciterai con un cavallo.. qualsiasi, quando entrerai a far parte del ranch al cento per cento, sceglierai un cavallo.» Muovendo appena il capo come per confermare quelle parole, per poi fermar quel gesto. Socchiude gli occhi e poi lì riapre ancora una volta, andando a guardare la figura del ragazzo. «Potevi anche avvisarmi che eri in prova..» Forse quello che gli da fastidio? «Non è che ti ho dato il due di picche devi per forza estromettermi dalla tua vita.» Guarda in avanti. «A meno che tu non voglia questo...» Fa spallucce.

    Eithan [Albero] Annuisce, lasciando che il sorriso si allarghi sempre di più sulle proprie labbra. I lineamenti del viso si fanno più paffuti e leggeri, rispetto a prima. «Ok!» Il tono cerca di uscire allegro dalle labbra, ma ciò che ne arriva è una voce rauca che assomiglia ad un grugnito. Si schiarisce la voce. «Ok.» Opta così per non esclamare ma semplicemente proferire pacatamente. Inizia a fare qualche passo in avanti, lasciando che lo sguardo ispezioni la ragazza da capo a piedi e poi viceversa. La sente strana. Ferma il suo intercedere quando sente le parole di lei tuonargli come unghie sulla lavagna dentro la testa. Un leggero dolore lo porta a passare la mano destra sulla tempia. «Ma che dici...» La guarda, perplesso, come se stesse dicendo delle cose fuori dal mondo. «Ti ho detto l'altro giorno che non riesco ad allontanarmi da te...» Nuovamente il labbro inferiore che viene intrappolato e torturato. «E... e poi non sapevo che fosse proprio ufficiale... cioè... aspettavo Philip, io. Non pensavo che Myar...» E blocca le parole, lasciando per scontato il resto.

    Elizabeth [Steccata>Pressi delle Stalle] Continuano a camminare e ormai le stalle si iniziano a intravedere, lo sguardo rimane lì sull'edificio, per poi sentire le parole di Eithan, soprattutto il suo arrestarsi e si ferma, pure lei, andando a girarsi su di lui, si intende con la luce che è sempre puntata a terra. Le gote diventano rosse e non poco, ringraziando che lei è immersa nell'ombra. Deglutisce. «No..» Afferma verso di lui. «Sei in prova.. Myar come noi tutti possiamo metter in prova qualcuno, sempre con l'autorizzazione di Philip.» Con un sorriso che si allarga sul volto, ma apre appena le labbra e fa uscire un sospiro. «E..» Sposta lo sguardo da una parte e poi di nuovo verso Eithan. «bè..» Si morde il labbro e poi lo lascia andare. «Bè.. Philip sa di te.» Stringe appena le spalle e poi le rilassa di nuovo. «E quello che ne penso io..» Fa uscire un piccolo sospiro dalle proprie labbra. «Ora.. andiamo a prendere il cavallo e poi andiamo al ring.» Cercando di aver il tono più tranquillo e calmo a confronto di prima.

    Eithan [Steccato>Pressi delle Stalle] Riprende a camminare non appena gli viene spiegata la faccenda del mettere in prova. Sospira e scuote le spalle. «Non lo sapevo...» Borbotta, quindi posa lo sguardo su Elizabeth quando Philip ritorna nel discorso. Sgrana gli occhi, deglutisce e trema. «C... cosa!?» La guarda, spaventato da quelle parole che non comprende appieno. «Che...» Cerca di darsi una calmata. «...che cosa sa?» Le mani dietro la schiena si stringono in pugni, lasciando così che le ferite che iniziavano a rimarginarsi si aprano. Una leggera smorfia di dolore che, tuttavia, non gliele fa tirare fuori da dietro la schiena. La segue verso il ring, aspettandosi una spiegazione a tutto ciò.

    Elizabeth [Pressi Stalle> Ring] Le labbra si arricciano appena, andando ad osservare il ring, proprio di fronte alle stalle, andando a illuminare la tabacchiera con i vari interrutori, fino quando non sente lo sbottare si può dire di Eithan, lo sguardo rimane lì su di lui, per qualche istante. «Che..» Deglutisce appena. «Bè..» Stringe appena le spalle e poi le distende di nuovo. «Che provi per me un affetto più profondo che l'amicizia..» Fa uscire un piccolo sospiro dalle proprie labbra. «Ma rispetti la nostra relazione.» Con un sorriso che si allarga appena sul volto e poi di nuovo lo fa sparire. «Lo so.. che è una cosa mia e tua.. ma sono sempre stata sincera con Philip e...» Scuote il capo come per dire di no, un paio di volte. «E allora gliel'ho detto..ma questo non influirà sul rapporto lavorativo.» Afferma abbastanza decisa. «O se no l'ho già minacciato di fargli del male.» Con un mezzo ghigno sulle proprie labbra. «Et..» Si gira verso di lui, ancora senza accendere le luci, come per dire qualcosa, ma non fa uscire nulla dalle proprie labbra.

    Eithan [Pressi Stalle> Ring] La ascolta attentamente, facendosi ancora più nervoso di quanto non lo fosse prima. Oltre quel nervosismo, però c'è della comprensione. Rispetta la decisione della ragazza, sebbene non gli vada proprio a genio. Gli occhi si volgono verso il cielo come a contemplarlo per un attimo. Chiedere un aiuto per trattenere tutto quel peso che si sta addossando, per non sbottare da un momento all'altro, per non correre via e tornare a discutere con quell'albero che porta i segni di un evidente urto. Quando si sente chiamare, un brivido gli corre lungo la schiena, rendendolo inerme da qualsiasi gesto o parola. Cerca di osservare attraverso il buio la figura della ragazza, ma non riuscendoci serra ancora più forte i pugni per reprimere quel brivido che inizia a tormentarlo. Qualche gocciolina di sangue inizia a macchiare la mitena destra, ma non ne da peso. «S...si?» Domanda, incerto.

    Elizabeth [Ring] Le labbra si aprono di qualche millimetro e poi si richiudono, continuando a fissare la figura che è lì di fronte a lei, lo scruta per qualche istante e poi abbassa lo sguardo, di nuovo lo studia e poi ancora una volta cerca il suo sguardo, si passa appena la lingua sopra al labbro inferiore e poi la fa scivolare all'interno delle proprie labbra. «P..» Deglutisce di nuovo. «Se vuoi andare.. dimmelo prima che io possa accendere la luce del ring.. se non ti va..» Alza appena le spalle e poi le abbassa ancora una volta, intanto che stringe le labbra tra di loro ancora una volta e la mano stringe la luce con quel muro che ora è ben visibile tra di loro, forse al momento ha ben chiaro che non ritornerà mai ad esserci quel rapporto che c'era prima.. mille pensieri che al momento le viaggiano nel cervello. «Avvertirò Myar.» Senza che lui in verità dia una risposta, andando a fare un passo di lato cercando così un passaggio di fianco al ragazzo, come per ritornare sui propri passi.

    Eithan [Ring] Ci prova più e più volte ad individuare la figura della ragazza, ma non ce la fa per via della stanchezza e della pressione psicologia a cui è sottoposto. Riesce, tuttavia, a farsi un'idea di dove lei si trovi, grazie alla luce della torcia ed alla voce che gli rimbomba dentro dilaniandolo fino al midollo. Quel brivido di poco prima cerca di farlo scattare all'azione, ma la razionalità gli dice di trattenere tutto, come ha sempre fatto. La mano destra si porta davanti agli occhi, la mascella si serra forte, deglutisce a fatica. «B...Beth... che diavolo sta...stai dicendo?» Ed ora la sente che passa accanto a sé e si irrigidisce ancora di più, lasciandosi avvolgere così da un ipotetico muro invisibile ed impenetrabile. «Non...» Stringe forte gli occhi, non riuscendo a fare altro. Un movimento sbagliato e potrebbe farle del male. Sente che qualcosa non va. Nè in lui né in lei. «Andare dove...??»

    Elizabeth [Ring] Un passo e la torcia si fulmina lì, la luce che traballa per un momento per poi sparire completamente. Socchiude gli occhi e con la mano sinistra cerca di dargli dei colpi, abbastanza violenti e non poco, quasi ringhiando verso questa. «Sei da due soldi!» Sbuffa di nuovo e si gira nella direzione di Eithan lì di fianco a lei. Deglutisce. «Sto..» Deglutisce di nuovo. «Sto dicendo quello che nessuno dei due vuole ammettere.» Fissando la figura del ragazzo per diversi istanti, con lo sguardo che ora è immerso anche nell'oscurità. «Che siamo tesi.. che sei teso come una corda di un violino, non so cosa ti stia accadendo.» Con le gote appena rosse e si stringe appena le spalle e poi le distende. «Però non sei il solito Et..» Afferma verso di lui. «Sembra esser passato un secolo da quanto scherzavi con il tuo amico.» Con gli occhi che vanno a cercare quelli di lui anche se vi è buio. «E forse sono io.. o forse è la serata.. forse non ti dovrei costringere a salire su un cavallo o non lo so.» Fissandolo negli occhi e far uscire un piccolo sospiro di nuovo dalle proprie labbra. «Ma.. perchè non mi hai detto che hai parlato con Myar per esempio?» Domanda verso di lui. «Io.. qui a dirti che ho parlato a Philip e tu..neppure a dirmi semplicemente che sei in prova qui.» Con il volto che sente diventar caldo e rosso.

    Eithan [Ring] Sente la torcia al suo fianco emettere qualche verso, ma non sposta lo sguardo. Il buio lo inquieta facendolo retrocedere fino a trovare la parete del luogo. Chiude gli occhi, come se in quell'ammasso di materiali che non riesce a riconoscere avesse trovato la scialuppa di salvataggio, ma li riapre subito sentendo il proferire di Elizabeth verso la torcia - che chiaramente crede siano rivolte a lui -. In quel momento tutto gli crolla dentro, sente le gambe cedergli sotto il suo peso, quelle parole e mille altri sinonimi rimbombargli nella testa fino a fargliela girare. Quasi uno scontro con la realtà che non era quello voluto probabilmente da Elizabeth. Cerca di trovarla nell'oscurità, nonostante il respiro sempre più affannato, la pressione sanguigna in aumento improvviso, gli facciano perdere l'utilizzo di tutti i sensi. «I... io non...» Serra forte i pugni, cercando di calmarsi. Tenta di tirare a sé le gambe, ma le sente molli come due salsicce, quindi una volta che arrivano a metà cadono nuovamente a terra. Inizia a sudare freddo. Quella sensazione è anche peggio di quando sta in una teca piena di ragni. E dire che è aracnofobico. Beh, dovrebbero inventarsi una nuova fobia: la Bethfobia. «Vo...volevo...» Deglutisce il nulla, perchè la saliva manca. «Non ci ho pensato... pe... perchè è così importante la mi...mia presenza nel rach... i...io non valgo nulla... pe... perchè tutti vi ostinate a fare così... a trattarmi così.... i... io mi spacco in due, faccio di tutto per... cerco di impegnarmi... e quando Eithan chiede qualcosa.... io non ce la faccio più...» Ed improvvisamente sembra riprendere il controllo delle proprie forze, va a tirarsi in piedi con l'aiuto della parete, si volta di centottanta gradi su sé stesso e fa per correre via, ma si schianta contro il muro che aveva dietro. Un genio, proprio. «Ah!» Barcolla ed inizia ad indietreggiare, fino probabilmente ad impattare con il corpo di Elizabeth.

    Elizabeth [Ring] La luna è ben serena quella sera, insieme a qualche luce del ranch, perciò non è proprio al buio più scuro, va a osservare però quell'ombra che cade, che si rialza di nuovo in piedi, apre appena le labbra e poi le richiude, deglutisce, rimanendo però ferma e non poco, con un pò di senso di colpa per via di quelle movenze del ragazzo al momento vorrebbe correre lontana lei. Non lui, semplicemente per colpa sua che si ritrova in quello stato, un'altra volta, una delle sue che ha aperto la bocca prima di collegare forse il cervello. «Non è che non..» Sta per iniziare la frase, quando va a vedere lui che si gira che fa quel scatto. «Non da lì!» Quasi non finisce la frase che sente impattare contro di lei la figura del ragazzo, cerca di metter un piedi indietro, così da non cadere completamente per terra ma ormai è troppo tardi, l'equilibrio viene a mancare e prima il fondoschiena impatta con il terreno e poi la schiena e per finire al testa, rimanendo con gli occhi che sono lì rivolto alla luna e gli occhi che si aprono e si chiudo per diversi istanti, come per sentire il corpo che urla il dolore del terreno.

    Eithan [Ring] Quando avverte la figura di Elizabeth addosso a lui, spalanca gli occhi e si inciampa, cadendole così affianco e non addosso. Ruzzola a terra, socchiude gli occhi quando sente il tonfo che producono entrambi, quindi si volta verso la figura della ragazza accanto a sé. Ora che il senno l'ha completamente abbandonato, inizia a dimenarsi a terra per qualche secondo fino ad esplodere con un urlo isterico e disperato che spezza l'aria. La sua voce si espande in tutto il luogo, liberando tutta la rabbia, tutte le paure, tutto quanto. Dura per diversi istanti, poi si acquieta, lasciando il russo senza voce. Il respiro affannato inizia a calmarsi, così come la circolazione e le terminazioni nervose. Caso a parte sono i pugni che continuano ad essere stretti forte. Le nocche che diventano bianche, ma che subito si tingono di rosso per via delle ferite. «BASTA! Basta, basta, BASTA!» Piagnucola. Le mani che si portano alla testa a stritolarla. Gli occhi disperati sulla figura ora meglio visibile di Elizabeth. «B...beth?» Il senno sembra ritornare, piano. Tant'è che inizia a preoccuparsi che stia bene.

    Elizabeth [Ring] Già il proprio dolore in tutto il corpo, almeno la figura di Eithan non l'è volata addosso, le labbra si aprono e fanno uscire un piccolo sospiro dalle proprie labbra, fino quando non sente l'urlo di Eithan. Si gira di scatto andando a guardare il volto del ragazzo almeno nell'oscurità. Le labbra si aprono come per cercare qualcosa, ma non riesce a dire nulla, fino quando non vede quelle mani, va ad avvicinarsi a lui, pò come se fosse un salmone, andando ad appoggiare le mani, le proprie su quei pugni, con lo sguardo completamente dispiaciuto, deglutisce andando ad alzarsi appena, così da almeno guardarlo in volto soltanto con il petto alzato dal terreno. Il volto diventa appena rosso. «Et..» La voce che è un sussurro quasi, con il fare abbastanza preoccupato. «Sono qui..» Mormora verso di lui, con il corpo che sta urlando del dolore, vorrebbe far qualcosa.. forse..andar via sarebbe stata la soluzione migliore?

    Eithan [Ring] E proprio quello che vuole evitare stasera il russo, continua a ripetersi più e più volte. Vorrebbe evitare il contatto con la ragazza, ma a quanto pare è proprio inevitabile. Si maledice, maledice tutto sentendo le mani di Elizabeth andare sulle proprie, fredde ed umide allo stesso tempo, il che potrebbe essere interpretato solo come un sudore freddo e nulla più. Quel "sono qui" lo tranquillizza, almeno mentalmente, lasciandolo tornare lentamente alla razionalità. Il cervello è combattuto tra la razionalità e lo stereotipo maschile che è presente in tutti gli uomini. Nella mente frullano pensieri di ogni tipo, che forse è meglio non citare. «No... non sei qui... Non dovresti essere... qui...» Dice. La voce che sembra rotta dal pianto, ma in realtà è soltanto disperazione. Infatti dagli occhi non esce nulla. «Beth... io... TU... scappa...» Sembra quasi un lamento mentre cerca di divincolarsi dalla presa di lei. «...per favore... non ce la faccio... non voglio...» Combatte con sé stesso, con quelle due personalità. Perchè se ce n'è una che ha accettato Philip e Elizabeth insieme, l'altra - quella che cerca sempre di sopprimere - continua ostinatamente a non arrendermi. Ed è proprio quest'ultima che sta per prendere il sopravvento. «Non voglio farlo...» Ancora lamenti.

    Elizabeth [Ring] Quando il ragazzo si divincola dalle proprie mani, le lascia andare, le labbra si aprono e fanno uscire un piccolo sospiro, andando a spostarsi appena, non per scappare, quando mai lei è scappata? Deglutisce ancora una volta e fa uscire un piccolo sospiro dalle proprie labbra. «Ok..» Si schiarisce la voce. «Non scappo, sono qui.. ma tu tranquillizzati Et..» Afferma con un certo tono, andando a guardarlo per l'ennesima volta, andando ad arricciare appena le labbra. «Se non ti calmi posso dirti che i miei schiaffi fanno veramente male.» Afferma con abbastanza decisione, andando a mettersi seduta ora per terra, fa uscire un piccolo sospiro ancora una volta, intanto che la mano va sulla propria nuca, andandola a massaggiare per poi andar a tirare via essa e va a guardare di nuovo la figura del pilota lì per terra. «Allora inizia a far respiri profondi..» Cercando qualche modo per tranquillizzarlo.

    Eithan [Ring] La ascolta, ma le uniche parole che riesce a registrare il suo cervello sono "schiaffi" e "male". Gli si illumina una sorta di lampadina mentre ora i pugni sbattono a terra, mentre il cervello maledice chiunque gli venga a portata di pensiero. «Fallo... ti prego... tirameli...» La supplica. Le mani tornano alla testa e la stringono. Sente la scatola cranica pulsare in modo innaturale, segno che non ce la fa proprio più. Cerca di fare i respiri profondi che gli vengono richiesti, ma il respiro si fa sempre più accelerato e basta. «TIRAMI UN PUGNO.» Il tono che si fa più imperativo. Sono giorni che lo richiede. Lo vuole e basta. Riuscirà a trovare qualcuno che glielo conceda? «...per favore...» La voce rotta da un gemito ed un grido represso.

    Elizabeth [Ring] Sgrana gli occhi e si gira andando a guardare la figura di Eithan, scoppia in una risata, ma visto la situazione la fa scemare quasi subito. Deglutisce, le labbra si serrano e si trattiene dal ridere al momento per quella richiesta. Si gira di nuovo verso il volto del ragazzo. «No.» Fissandolo negli occhi. «Sei lì.. inerme.. non picchio gente inerme.» Bè se non per farla rinvenire,ma quelli sono dettagli. Scuote il capo come per dire di no. «Tirati su e vatti a risciacquare la faccia.» Un pò più dura, ma più che convinta che non lo vuole picchiare, andando ad arricciare le gambe verso il petto, le dita si appoggiano a terra e si cerca di dare una piccola spinta verso l'alto.

    Eithan [Ring] Digrigna i denti quando sente che l'aiuto richiesto gli viene negato non una, ma ben due volte. Le mani premono ancora di più sulla scatola cranica e sente quasi il cervello venire schiacciato. Forse è solo un impressione quella di star "modellando" le ossa del cranio. Gli vibrano i timpani, cerca di mantenere il corpo a terra per non alzarsi e fare la mossa sbagliata che il suo lato negativo aspetta di ottenere. Striscia per terra, aiutandosi con le gambe. Si allontana dalla ragazza, quindi inizia a cercare di tranquillizzarsi. Detesta non essere ascoltato, si era già detto? «Ti odio... vi... odio...» Mugugna mentre ancora le mani premono sulla testa. Il sangue che si blocca nel collo e gli fa sembrare che la carotide debba esplodere da un momento all'altro.

    Elizabeth [Ring] Si da una piccola spinta alla fine e si mette in piedi, dritta questa volta, andando a guardare Eithan che si allontana, quelle parole, quella parola singola verso di lei, il volto diventa completamente rosso e scuote il capo come per dire di no, si ferma e lo guarda. Stringe appena le spalle e poi le distende di nuovo. «Perchè ti sto dicendo di affrontare le tue paure?» Domanda verso di lui, in piedi, con le mani che vanno a portarsi sui fianchi e lo osserva. «Ma guardati!» Fissandolo con un piccolo ghigno sulle proprie labbra. «Sei lì a strisciare in mezzo alla polvere..e soltanto perchè io preferisco un ragazzino a un uomo vissuto come te..» Parole che escono con acidità dalle proprie labbra, andando ad allargare un sorriso beffardo e non poco. «E poi mi chiedi anche il motivo?» Domanda verso di lui. «Almeno Philip non si trascina nel terreno, nella polvere e mi supplica come se fosse una femminuccia..» Che lo stia pensando veramente o no.. è tutto da dire, è un'attrice continua a mentire ogni singolo istante del giorno anche a se stessa, ma questo soltanto in pochi lo sanno, i propri demoni lì affronta ogni mattina quando si sveglia..

    Eithan [Ring] Gli occhi che prima erano chiusi, ora si aprono nel sentire quelle parole. Parole che alimentano la brace accesa erroneamente con l'innocua imprecazione verso la torcia. Fissano il vuoto, il cervello si svuota completamente di tutto e tutti. Il respiro che si acquieta istantaneamente, così come tutto il corpo. Le braccia che vanno ad impattare con il terreno. Quelle parole sembrano distruggere quella barriera che stava cercando di tenere per salvaguardare la salute di Elizabeth. E sarà forse lo stato psicologico, forse la realtà delle parole che lo fanno alzare da terra. Il viso velato da una nera nebulosa di irritazione ed odio. Ribatte con l'apatia nella voce. «Poi dici che ti farebbe soffrire il fatto se io mi allontanassi da te. Dici che ti ho fatto soffrire quando ho cercato di allontanarti da me.» Serra forte i pugni tanto che le ossa scricchiolano sotto la pressione. «Sono tutte stronzate. Se questo è il tuo modo di aiutarmi e cercare di rendermi felice, come dicevi...» E sottintende il fatto di allontanarlo da sé. «Beh, hai fallito miseramente. Ti ringrazio Elizabeth.» E detto questo inizierà a muoversi in direzione dello spiraglio di luce che leggero penetra nel luogo, evitando un qualsiasi contatto con la ragazza. Tutto sommato cerca ancora da difenderla da quel qualcosa che lei non conosce e non può assolutamente immaginare.

    Elizabeth [Ring] Metodo Philip non funziona su tutti. In sostanza lo voleva soltanto provocare, farlo sbottonare per farlo tranquillizzare, però farlo con lei. Le labbra si aprono e poi si chiudono, andando a guardare per terra, per qualche istante, come per ricordarsi in che stato era prima. Rialza lo sguardo e non dice nulla. Gli occhi diventano lucidi, si socchiudono e le dita della destra vanno a premere contro alle proprie labbra, come per farla star zitta, andando a piegare il gomito e andar a portare l'altra braccio intorno alla vita, appoggiando il gomito su di esso, stando in silenzio, quasi pregando che lui non si giri, per vederla in quello stato quasi. In fondo è meglio per lui.. lasciarlo andare.. Abbassa appena lo sguardo e poi lo rialza come per controllare che se ne stia andando, ma sempre tenendolo sotto d'occhio, non lo vuole vedere come prima, così sofferente, come quella sera.

    Eithan [Ring] La schiva con facilità, arrivando fino alla soglia del ring. A questo punto si volta all'indietro, la guarda attraverso l'oscurità, capisce cosa stia facendo, per via del fatto che abbia portato entrambe le braccia verso di sé, come a chiudersi tra sé e sé. Scuote la testa, il nervoso che lo porta ad addentare il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. La lingua che va a leccare il labbro compromesso. «Buona notte, Elizabeth. Ci vediamo al lavoro.» Il tono piatto, arido, pungente che spezza quel silenzio che pare quasi un'armonia confortevole. Si volta su sé stesso, nuovamente e procederà verso l'albero presso cui è cominciato tutto. A quanto pare lui è l'unico a capirlo.

    Elizabeth [Ring] Deglutisce quando va a vederlo che si gira, fa scivolare le dita via dalle proprie labbra, andando a portar lo sguardo da un'altra parte cercando di aver un'espressione del tutto pungente verso di esso. Come per fargli capire che non parla a chi si è comportato come lui, deglutisce. Rialza il volto e va a guardare la sua figura, andando a portare esso, aspettando che si allontani, per semplicemente seguirlo come per controllare cosa fa, senza farsi vedere si intende e poi semplicemente ritornare verso il ranch, andando a prendere Alaska e mettergli la valigetta con diverse bendane e alcool al collo e mandarlo da lui, soltanto dopo diverse ore, si intende senza bigliettini o altro. Per poi cercare di dormire.

    Eithan [Ring>Albero] I pugni che continuavano a stringersi sempre di più, ora si acquietano, lasciando correre del sangue lungo la strada. Di essere inseguito non se ne accorgerà. Forse per via del fatto che Elizabeth gli ha negato pure l'ultimo sguardo e saluto. Da ora in poi doserà bene le sue parole, con la rossa. Probabilmente il loro dialogo si baserà su un saluto da perfetti sconosciuti e poi nulla più. Continuerà a prendersela con quell'albero, cercando di far passare tutto quello che ha dentro, ma senza risultato. Ormai il suo peggio è stato risvegliato e sarà dura farlo tornare dov'era. Rifiuterà le cure, senza importarsi del fatto che le ferite possano fare infezione o meno. Ormai per lui non ha più importanza. Tanto lui non vuole vivere passando per la bestia che l'hanno fatto tornare.

    Edited by Chacedy - 3/3/2013, 12:26
     
    Top
    .
  4. Chacedy
     
    .

    User deleted


    PEACE



    Elizabeth [Stalle] Socchiude gli occhi e poi lì riapre andando a guardare in avanti. Ci ha messo quasi tutta la serata per scovare il proprio fuggitivo.Ma il giro delle proprie spie è andato a buon rendere, è lì di fronte al portone, la mano destra ha la valigietta del primo soccorso con disinfettanti varii e garze, attaccato al fianco sinistro fatto su a cerchio il proprio lazzo che di solito va a prendere le mucche o le pecore, questa volta invece è per un uomo e che uomo! La mano destra va ad appoggiarsi al portone a scorrimento, andandolo a spingere e così scivolare con la propria figura all'interno delle stalle. I capelli sono legati in due codini, niente occhiali, il giubbotto aperto che lascia intravedere la camicetta a quadrettoni e i jeans aderenti alle proprie gambe, che si infilano all'interno degli stivali appena entrata va a chiudere il portone dietro alle proprie spalle e bè si inizia la caccia all'uomo all'interno dello stabile.

    Eithan [Stalle] Nessun colloquio con Philip, oggi. E' stato tutto il giorno a vagare da solo per la città, fino a fermarsi al saloon per bere un po'. Ha provato ad ubriacarsi per cercare di dimenticare la sera precedente, ma Jimbo, ricordandosi dell'avvertimento che lo stesso Tsvet gli aveva fornito - e quindi vedendo i primi sintomi anticipati - ha deciso di negargli un altro bicchiere di troppo e l'ha fatto uscire dal Crazy Horse. Il russo ha urlato parole anche a lui, l'ha insultato e quasi non è scoppiato in qualcosa di troppo. Neppure Jimbo e l'alcool sembrano volerlo aiutare. Ed ecco spiegato il motivo per cui ha iniziato a vagare a vuoto, perdendosi così tra le stalle. Osserva con attenzione i cavalli all'interno del luogo, li sfida quasi con lo sguardo, suscitandone talvolta delle scalciate. Cerca l'uscita, ma proprio nel momento in cui la trova, nota la figura di Elizabeth "all'orizzonte". «Ennò...» Sussurra lasciando accompagnare a quello sbuffo una nuvola di condensa che potrebbe rivelare la sua posizione. Si sistema il casco bianco sulla testa, quindi cerca un posto dove nascondersi.

    Elizabeth [Stalle] Lo sguardo scatta nella direzione del ragazzo e osserva il suo casco bianco che diciamolo è come un pugno in un occhio in quell'ambiente dove non c'è quasi nulla di bianco, la mano destra va a stringersi verso la valigietta e quasi gliela vuole lanciare. Passi veramente pesanti nella direzione del pilota come se dovesse arrivare un Gozzila, ma diciamolo farebbe decisamente meno paura, il volto è veramente duro, con l'espressione come se avesse dieci anni in più, le labbra sono serrate e lo sguardo è lì sulla figura di esso. «Eithan!!!» Il tono della voce è abbastanza alto verso il ragazzo. «Vieni qui! Ricordati che al momento sono un tuo superiore.» Il tono della voce deciso e non poco, intanto che gli occhi sono lì con un piccolo guizzo di sadismo forse che viene fuori. «Non farmi usare il lazzo, non converrebbe al tuo setto nasale.» Con un piccolo ghigno che gli appare per qualche istante sul volto come se stesse scherzando, ma immediatamente sparisce cercando di esser più seria possibile.

    Eithan [Stalle] Cerca quasi di fondersi con il muro, ma lui per i nascondigli non è mai stato un genio. Infatti non si accorge che il suo casco stia spuntando fuori come un fungo fucsia in un prato verde. O meglio, se ne rende conto, ma solo quando la voce ed i passi di Elizabeth gli fanno capire che l'ha trovato. Gli occhi si spalancano al massimo, il respiro aumenta, le mani che stringono forte il legno del box che ha accanto. Cerca di darsi una calmata, ma il rumore dei passi sempre più vicino non fa altro che peggiorare la situazione. Risponde alle parole della ragazza, cercando di tirare un po' di durezza nelle parole. «Non... NON TI AVVICINARE!» Sbarra gli occhi, si sposta leggermente a destra per far vedere che la mano è posata sulla fondina ed è pronta ad estrarre la Benson. «Non... non me ne frega un cazzo che sei un mio superiore. Non me ne frega un cazzo del mio setto nasale.» Della seconda l'identità è sicura: il suo naso non ha mai funzionato bene; la seconda un po' meno.

    Elizabeth [Stalle] Continua ad avvicinarsi, lo sguardo va a portarsi verso il soffitto delle stalle, fino a trovare quel fungo color bianco e andare di fronte al Box dove ha deciso di rintanarsi o comunque dove ha deciso di rintanarsi il povero pilota. Lo sguardo è calmo e fermo, senza quei occhiali sul proprio volto e si vede che è stanco, le occhiaie sono marcate sotto agli occhi che si fondono con le lentiggini e lo sguardo è lì che sta studiando il volto del ragazzo, per diversi secondi. «La smetti di comportati così?» Domanda verso la figura del pilota, andando a metter le braccia appena intrecciate sotto al seno e continua a guardarlo con diversi metri di distanza. «Devo chiamare Sam e poi portarti a qualche ospedale del Core?» Non una minaccia, il volto è decisamente più calmo e quasi si direbbe preoccupata da quel comportamento maniacale verso di lui. «Ti voglio disinfettare le mani e poi metterti sopra a una sella devi imparare a usare un cavallo.» Le labbra si aprono di qualche millimetro e fa uscire un sospiro dalle proprie labbra. «Qu..» Deglutisce. «quello che ti ho detto l'altra sera..» Lo sguardo si porta appena verso destra e poi di nuovo verso di lui. « Stavo cercando di smuoverti, di farti esplodere in qualche modo almeno saresti diventato più calmo.. con me funziona...» Alza appena le spalle e poi le abbassa ancora una volta, fa uscire un sospiro. «Non penso quello che ho detto.» Decisa andando a guardare il volto del ragazzo.

    Eithan [Stalle] La mano destra va ad estrarre la pistola, ma, nel momento esatto in cui la impugna bene, il dolore lancinante della ferita più grave fa riaprire l'arto, facendo così cadere l'arma a terra. «Gh...» Geme, ritira la propria mano verso il petto, la osserva mentre ascolta le parole di Elizabeth. Gli occhi ridotti a due sottili fessure. «Non serve che mi fai da infermiera.» Il tono che non si smuove da quella durezza che, per chi lo conosce, sembra quasi innaturale. «Non... non lo pensi?» Riapre gli occhi. «Fottiti...» Si gira verso di lei, le mani che tremanti dal dolore si portano dietro la schiena. «Ci sei riuscita a farmi esplodere.» Deglutisce, solleva la visiera del casco macchiandola leggermente di rosso. «E ora è troppo tardi. Sei riuscita a svegliare l'Eithan che nascondevo da anni.» Il respiro si fa pesante e nervoso. «DIECI ANNI!» Precisa.

    Elizabeth [Stalle] Vede il rosso e il volto diventa ancora più bianco di prima, deglutisce quel piccolo senso di nausea che ha in bocca e lo ricaccia da dov'è venuto, osserva la pistola, socchiude gli occhi e poi lì riapre andando a guardare così il volto del ragazzo, intanto che di nuovo le labbra si arriciano per l'ennesima volta. «Reprimere quello che uno ha dentro non va bene..» Non diciamo che da pulpito sta venendo la predica che è meglio! «Allora ho fatto bene a tirarlo fuori quel Eithan.. dieci anni sono troppi, devi iniziarci a convivere.» Ben sicura di quelle parole, iniziando ad avanzare verso di lui, un passo e poi un altro, con il piede che appena arrivato vicino alla pistola va a dargli un calcio come per allontanarla da loro due. Con lo sguardo che però rimane lì sulla figura del ragazzo. «Un'infermeria non ti serve.. ma forse un'amica si.. che puoi far vedere e conoscere questo Eithan.» Con un sorriso ora che si apre dolcemente sul proprio volto.

    Eithan [Stalle] La ascolta, gli occhi seguono i suoi movimenti, le gambe lo portano a fare quattro passi all'indietro ogni suoi due. Non sa assolutamente dove sta andando, visto che il casco gli nega la visuale periferica. «Elizabeth... tu...» E qualche altro passo indietro fino a che non si inciampa su qualcosa che c'era a terra, tra il passaggio. «Tu non lo conosci. Non MI conosci. Non ti avvicinare... ieri sera ci è mancato poco che non ti facessiMO de... del male...» Parla un po' al singolare, un po' in seconda persona, un po' al plurale, come se quelle personalità si stessero scontrando ancora ora. «...Non ti assicuro che potrò t...trattenerlo... anche stasera... t...ti avverto...» Deglutisce, continua a retrocedere, ora a terra, fino a che la parete non lo blocca.

    Elizabeth [Stalle] Soltanto quando lo vede bloccato a terra, fa un altro passo in avanti, andando ad allargare un sorriso ampio, verso di lui, per nulla spaventata, continuando ad aver quello sguardo dolce verso di lui. «Infatti..» Afferma verso di lui. «Non lo conosco..» Con un sorriso che si allarga sul proprio volto. «Ma ti posso assicurare che so difendermi.» Lo sguardo che è più che sicuro sul volto del ragazzo, intanto che va a chinarsi, andando ad appoggiare le ginocchia vicino a lui e la mano va a portarsi verso il casco, e l'altra verso l'allaccio di esso. «Sai..» Afferma verso di lui... «Ho perso mio padre e mia madre.» Deglutisce, non appoggia lo sguardo verso il casco, dove vi è sporco di sangue, andando con la mano a cercare il punto dove poter staccare la sicura. «Mio padre era un ufficiale dalla parte degli indipendisti..» Cercando forse di aprire un pò di lei verso la figura del ragazzo, con lo sguardo che va a cercare il suo e del tutto tranquilla.

    Eithan [Stalle] Il respiro affannato, gli occhi socchiusi che osservano le movenze della rossa. «Non... non ci credo.» Impallidisce vedendola sedersi accanto a sé. Deglutisce il nulla. «Non mi fido... s... sono solo parole... non ne sei capace, in realtà.» Cerca di spostarsi leggermente di lato, ma viene tirato per il casco e si sente strangolato per qualche momento. La ragazza non può trovare un gancio sotto il mento, perchè non è un casco comune. Per toglierlo è necessario premere due pulsanti all'altezza delle orecchie, così da far aprire la parte davanti. Dopodichè basterà sfilarlo verso l'alto. «E... e quindi?» I muscoli che si tendono, le nocche che diventano bianche e rosse allo stesso tempo.

    Elizabeth [Stalle] Dopo qualche istante che sta cercando lì sotto va a notare il pulsante uno di lato e poi anche l'altro e allarga un sorriso ampio e non poco, andando a premere ora esse sentendo il click e così riesce a vedere del tutto il volto del ragazzo e poi tirare verso l'altro il casco. Non è seduta, semplicemente in ginocchio con il fondoschiena appoggiato ai talloni, fissandolo, andando ad appoggiare il casco lì di fianco a lei. «Non ti fidare.. sono io quella che mi fido» Dice tranquillamente verso di lui, con il tono completamente calmo sta volta, andando a sporgersi ora cercando di andar a prendere una mano con la propria almeno il polso per farlo girare, senza resistenza, semplicemente con delicatezza, andando a guardare di nuovo il volto del ragazzo. «E' morto nella Serenity valley.» Afferma con tranquillità, almeno ci prova.. «Mia madre dal dolore si è tolta la vita.» Il volto diventa rosso e gli occhi vanno a cercare quelli di lui. «Soltanto due persone.. sanno questa cosa, con mia zia tre.» Si schiarisce di nuovo la voce.

    Eithan [Stalle] Serra forte la mascella, prima di andare a torturare il labbro inferiore con i denti. Sbuffa più e più volte, quindi porta lo sguardo verso l'alto, cercando di non pensare che lì accanto a lui ci sia qualcuno, sebbene la presenza si senta eccome. Ascolta la storia di lei, senza muoversi di un minimo. Lascia che l'altra gli osservi la mano tremante, precisamente la destra, visto che lei è seduta da quella parte. E' quella messa peggio, manca poco che non si vedano pienamente le nocche. Sospira, il torace si gonfia al massimo e poi si sgonfia, i muscoli che si contraggono e rimangono tesi. Le vene sul braccio destro che si portano in superficie, evidenti. «E quindi?» Ed è chiaro chi stia rispondendo ora, tant'è che fa una smorfia verso di lei e la squadra da capo a piedi, come se non avesse detto niente di particolare. «I genitori di Eithan sono stati assassinati per soldi. Hanno approfittato di sua madre, prima di ucciderla. Lui l'hanno ferito e l'hanno mandato in coma.»

    Elizabeth [Stalle] Di nuovo il fotto di vomito arriva alle proprie labbra, ma lo rispinge verso l'interno del proprio stomaco, le labbra si aprono e fanno uscire un piccolo sospiro dalle labbra e gli occhi si rialzano andando a guardare il suo volto, come per spiegare che sta parlando in terza persona, ma non è uno sguardo spaventato, anzi.. è dolce e comprensivo, non ha pietà della figura che ha di fronte, semplicemente vuole capire meglio. La mano destra continua a sostenere quella di lui, intanto che la sinistra va ad aprire la cassettina di pronto soccorso che ha portato con lei. «Bè..» Afferma, andando a portar lo sguardo verso di lui. «Ora sappiamo qualcosa l'uno dell'altro.» Muovendo appena il capo come per confermare le proprie parole, in fondo era quello il suo intento. «Hai avuto qualcuno di importante?» Domanda verso di lui, anche se lo sguardo continua ad esser basso per via che sta prendendo delle garze e le sta imbagnando con l'acqua ossigenata, si sa che non ci vanno per il leggero lì. Alla fine afferra la garza e rialza lo sguardo verso di lui. «Ti farà male.. se sarai così nervoso aumenterà le pulsazioni, così anche il sangue che gira nelle arterie e potresti perdere l'uso della mano..» Ok.. sta forse esagerando ma è quello che sta pensando, cioè è quello che cerca di far capire al ragazzo che sta facendo male da solo.

    Eithan [Stalle] Sposta la mano dalla vista della ragazza soltanto quando ella gli chiede se abbia avuto qualcuno di importante. Lo sguardo cerca di fulminarla, la mano destra che si chiude e si riapre prima di sparire dietro la schiena. «Non mi toccare.» Dice, acido, visto che quella frase non gli piace affatto. Se perdesse la mano non potrebbe più guidare, il che lo distruggerebbe completamente. Ora che lei è impegnata a bagnare la garza nell'acqua ossigenata, si posta di qualche metro e si solleva in piedi. «Non abbiamo bisogno di te, dònna. Sappiamo cavarcela da soli.» Sembra quasi che non sia lui a parlare. «Come abbiamo sempre fatto.»

    Elizabeth [Stalle] Sente la mano che scivola via dalla sua presa, andando così a tener con la destra il vuoto, infatti la destra non ha lasciato il polso, in teoria doveva semplicemente tenerla ferma, in fondo era già pronta a stringerla,ma comunque c'è riuscito, le labbra si stringono quando va a sentire il suo spostamento è più veloce di lui ad alzarsi, soltanto per il fatto che è in ginocchio e lui seduto. Andando a trovarsi così di fronte al ragazzo. Non dice nulla, lo guarda per qualche secondo, così da avvicinarsi a lui, con lo sguardo puntato su quello di lui e le mani si vanno a portare verso il suo petto, in fondo è lui quello con la schiena al muro e poi non distante troppi metri da lei, l'ha fatto apposta per non farlo scappare facilmente. Con un sorriso ampio e non poco, va a fare uno scatto, non avrà avuto un addestramento militare, ma come già detto prima, va a portare il ginocchio verso la figura del ragazzo, ovvero verso le parti intime, per colpirle, con tutta la forza che ha.

    ESITO RICHIESTO DA EITHAN - Impatto Mirato: Il danno subito non comporta conseguenze gravi o terminali alla motorietà e alla funzionalità della zona colpita. Produce tuttavia il tipo di danno previsto in relazione alla sorgente che lo ha causato, ed i conseguenti effetti in termini di dolore.

    Eithan [Stalle] Gli occhi si posano sul viso di Elizabeth. La osservano per un momento, poi fa un'altra smorfia guardando quel sorriso che si dipinge sul volto di lei. Le mani sono dietro alla schiena. Mossa fatale, per lui, visto che il ginocchio della ragazza va ad impattare contro il suo linguine e non può fare nulla per impedirlo. Gli occhi si aprono al massimo, altrettanto fa la bocca. Il dolore arriva fulmineo, diffondendosi così in tutto il corpo, arrivando a tutte le terminazioni nervose. Tossisce quando si sente mancare l'aria, si china in avanti e crolla in ginocchio. «Beth...» Si sveglia così Eithan, gli occhi si portano sofferenti su di lei. Le mani ora sono entrambe davanti ai gioiellini di famiglia. Il ventre che sembra trafitto da milioni di lance, così come quello che ci sta più sotto. Il respiro rallenta, la pressione aumenta inevitabilmente. «Io... c.. che.... non...» Sbatte velocemente gli occhi, osservando ora un punto non ben definito in lontananza. Si lecca il labbro inferiore.

    Elizabeth [Stalle] Sente il corpo del ragazzo che va ad abbandonarsi così le mani vanno a spostarsi dalle spalle e fa uscire un piccolo sospiro dalle proprie labbra. «Io te l'avevo detto che sapevo difendermi.. oltre al fatto che non mi piace molto il fatto di sentirmi dare della donna in modo dispregiativo.» Fa uscire un piccolo sospiro dalle proprie labbra, andando a chinarsi ora in ginocchio, andando a guardare il volto del ragazzo, ora chinata pure lei, andando a porgergli la mano sinistra. «Dammi la mano.. quella destra per iniziare.» Come se non fosse successo nulla, andando a guardare la figura del ragazzo. «Dobbiamo andare ad Horyzon dalla Shouye o all'ospedale, non va bene questa cosa del sdoppiamento della personalità la devi far curare.» Osservando la figura del ragazzo, intanto che con la destra afferra il pezzo di garza di prima, andando a muovere le dita della sinistra. «Dai.. non abbiamo tutta la serata.» Afferma abbastanza tranquillamente con il tono. «La mano!»

    Eithan [Stalle] I respiri lunghi e profondi atti a far passare il dolore che gli pervade l'intero colpo. Sente le parole della ragazza, quindi Eithan scuote la testa. Ethan fa apparire una smorfia. «Non ci voglio andare...» Sussurra, visto che la voce fa fatica ad arrivare al momento. Quando lei gli chiede di passargli la mano, lui esita qualche momento, ma alla fine gliela concede. Tremante si avvicina così alle gambe della ragazza, posandosi sopra di esse. Lo sguardo ancora verso l'ignoto. «Non può fare niente la Shouye... ci... ci hanno già provato...» La voce inizia a tornare. Quando Elizabeth gli poserà la garza, imbevuta di acqua ossigenata, sulla mano, questa scatterà vero l'alto, caricando velocemente uno schiaffo in direzione del suo viso. Ed è semplicemente uno schiaffo, perchè Eithan cerca di trattenere quel pugno che circola nel corpo da una bella manciata di minuti.

    ESITO RICHIESTO DA ELIZABETH - Impatto Mirato: Il danno subito non comporta conseguenze gravi o terminali alla motorietà e alla funzionalità della zona colpita. Produce tuttavia il tipo di danno previsto in relazione alla sorgente che lo ha causato, ed i conseguenti effetti in termini di dolore.

    23:01 Elizabeth [Stalle] Ok.. si poteva aspettare una reazione del genere, ma semplicemente dalla mano opposta non quella che sta cercando di tenere per l'ennesima volta e non ci sta riuscendo!!! La mano si porta verso le sue nocche, appoggia il pezzo di garza ed eccolo che parte la mano che impatta contro alla faccia, si gira di scatto, con i capelli che seguono il movimento. Lo sguardo che viene sgranato e non poco, andando a guardare per qualche istante il nulla. Si gira di nuovo nella direzione di Eithan e lo sguardo non promette nulla di buono. «Mi stai facendo perdere la pazienza.» Lo dice con un tono che non è da Beth. Oh no.. una voce che forse sono ben pochi a riconoscere, quella che viene dal petto, che le fa vibrare quel minimo di cosa che ha in corpo. «Giuro che te la taglio!» Questa volta per nulla scherzosa quasi fosse seria. «Ora sta fermo e non fare il bambino o giuro che te le prendo e te le stringo dentro alla mano e poi voglio vedere se riesci a fottere qualcosa!» Ringhia verso di lui, andando ora a prender la sua mano con forza, trattenendola con abbastanza forza con la mano destra. Intanto che la sinistra ci appoggia di nuovo la garza.

    Eithan [Stalle] L'impatto, a quanto pare, fa più male ad Eithan che ad Ethan ed Elizabeth. La mano viene ritirata ed il ragazzo geme per il dolore. Gli occhi socchiusi che la osservano prima che venga afferrata e fissata per bene, in modo che non possa muoversi. Stringe i denti, per non fare uscire dalle labbra i versi di dolore. La mancina si chiude in un pugno e si stringe così tanto da far scrocchiare le ossa che la compongono. Il bicipite si contrae dilatandosi sotto la sottile uniforme che sporca è solo un eufemismo per descriverla. Le gambe, prima piegate vengono distese, si sta rilassando, a quanto pare. O forse inizia a dare qualche accenno di stanchezza? Non si sa con precisione. Si umetta il labbro inferiore, quindi va a portarlo sotto l'arcata dentale inferiore e lo tortura, cercando di spostare il dolore verso quella parte che è meno sensibile.

    Elizabeth [Stalle] Fa uscire un piccolo sospiro dalle proprie labbra e meno male.. che si è calmato, pure le proprie spalle si vanno a rilassare anche se la guancia continua a bruciare come il proprio orgoglio dopo tutto. Esser schiaffeggiata non è molto bello, anzi.. per nulla. Tira su appena con il nasino, andando ad appoggiare la garza bagnata e ne prende una nuova da appoggiare essa sulle nocche e poi inizia con un altra adeguata a fare il giro e fermarla con un gancetto così da averla completamente fasciata. «Ora dammi l'altra.» Rialza lo sguardo di nuovo verso di lui. «Allora andiamo all'ospedale.» Afferma nella sua direzione, con lo sguardo abbastanza serio. «Non è sano per te.. aver questo tipo di problema.. soprattutto con la continua tensione che c'è qui al ranch.»

    Eithan [Stalle] Solleva l'altra mano sinistra e la posa sulle gambe di Elizabeth senza fare troppe storie, la destra torna sulle proprie gambe, invece. Scuote la testa, gli occhi si puntano nuovamente sul soffitto, verso un punto ignoto. «No.» Dice, secco, aggrottando la fronte e stringendo i denti nuovamente. «Non è la tensione. Ho cercato di dirtelo, ieri sera...» Recupera fiato tra una medicazione e l'altra. «Tu dici che siamo noi ragazzi ad essere orgogliosi... ma quando ti ho chiesto di picchiarmi avevo un motivo. E tu...» Volge lo sguardo stanco verso di lei. «Tu, Myar... me l'avete negato. Io sono fatto così...» Si inumidisce le labbra. «Non è che chiedo di farmi picchiare perchè non ho niente da fare...» Ultimo versetto di dolore prima che tutto finisca.

    Elizabeth [Stalle] Afferra il polso come prima, ben stretto per non trovarsi di nuovo qualche schiaffo o altro che parte nella sua direzione. Socchiude gli occhi e poi lì riapre facendo uscire un piccolo sospiro per l'ennesima volta. «Eh?» Sbigottisce. «Sta sera ti ho picchiato e mi hai schiaffeggiato!!» Andando a girare la guancia sinistra come per far vedere la cinquina che ha in volto, va a girarsi andando a guardare la mano e la pulisce di nuovo e fa lo stesso trattamento della gemella, ovvero benda pulita e poi l'altra intorno ad essa così da lasciarlo libera. Facendo uscire per l'ennesima volta un sospiro. «Ora con parole tue, senza andare a rotolarti per terra e senza andar a sclerare.. spiegami.» Afferma.

    Eithan [Stalle] Scuote la testa quando si accorge che Elizabeth non ha capito cosa vuole dire, quindi aspetta che termini la medicazione ed il suo via prima di iniziare a spiegare. Annuisce all'ultima affermazione. «Quando ero piccolo... dopo il coma... mi portarono in una sorta di manicomio. Pensa, mi sveglio, dopo un anno passato tra la vita e la morte... e mi ritrovo i certificati di morte di mia madre, di mio padre e di mio fratello sul comodino. Li ho letti, non ci ho retto e ho tentato di ammazzarmi.» Riprende fiato ed ora lo sguardo ritorna sottile verso l'alto. «Così sono finito per quattro anni in manicomio. E qui è entrato in gioco... quello che ti ha dato quello schiaffo...» Si morde il labbro, sentendosi in difficoltà e a disagio per averle fatto del male. Lui non l'avrebbe mai fatto senza un valido motivo. «Durante quei quattro anni ho capito che c'era un modo per togliermelo dai piedi... ovvero: un giorno stavo male, Ethan ha iniziato a stuzzicare un ragazzo più grande di me e quello mi ha tirato un pugno ben assestato che mi ha tenuto a letto per giorni interi. In quel modo si è placato.» Gli occhi ricadono sulla ragazza. «Quindi... io ormai sono abituato a tenerlo dentro... se lo perdessi non so cosa potrebbe accadere...» Si massaggia i gioiellini. «ma quando sto male e rischio di perdere il controllo, basta che qualcuno mi faccia del male... mi riporti alla realtà e lui va a farsi benedire.... Capito ora?» Sospira e le rivolge un sorriso, leggero.

    Elizabeth [Stalle] Continua a tener lo sguardo del ragazzo verso di lui, per diversi istanti. Arriccia appena le labbra e alla fine allarga un sorriso quando lui abbozza il proprio, si schiarisce ancora una volta la voce e va a fare un piccolo slancio nella sua direzione, data la posizione, non ci vuole molto, andando a stringergli le spalle, andando ad affondare il volto tra il collo le spalle, così per qualche istante, in silenzio, abbracciandolo semplicemente. «Vorrò bene a tutti e due..» Afferma con un attimo di decisione, per poi rialzare lo sguardo appena, verso il suo volto, senza dargli altri consigli, per poi affondare di nuovo il capo lì, stringendolo, come se si volesse scusare, per esser colpevole di tutto quello, con le dita che continuano a stringere quelle spalle, continuano a tenerlo lì stretto a lei, come se volesse proteggerlo.

    Eithan [Stalle] Sgrana gli occhi, le sopracciglia si inarcano verso l'alto facendo arricciare la fronte, quando vede la ragazza venirgli addosso. «Hey...» E dopo qualche attimo di esitazione, solleva le braccia, la ascolta e la va ad abbracciare, delicatamente. La avvolge giusto per farle capire che è perdonata e protetta. «No, guarda che sono geloso...» Ironizza. «...lui non si merita il tuo affetto... cos'è... io mi comporto male con te e ti arrabbi... lui ti tira uno schiaffo e dici di volergli bene?» La voce leggermente perplessa, ma comunque ironica. Sorride ancora, socchiude gli occhi sentendo il calore di lei passare attraverso l'uniforme. «Ora, non ho detto che sia colpa tua...» Dice mentre ancora la abbraccia perchè si sente stretto. «...semplicemente fai meno l'orgogliosa e tirami uno schiaffo più spesso...» Diretto, chiaro e coinciso. «Capito?»

    Elizabeth [Stalle] Sente le sue braccia intorno a lei e rimane lì stretta a lui, per diversi istanti, bene in quella posizione dopo tutto. In venti quattro ore si sono insultati, picchiati e mo si abbracciano come se non fosse successo nulla, senza calcolare che se entra in quel momento Philip potrebbe castrare il povero Eithan per l'abbraccio e Ethan per lo schiaffo, ma sono dettagli. Con un sorriso abbastanza beffardo sul volto, andando a rimanere lì stretta però. «Siete la stessa persona.. semplicemente è una rabbia che devi iniziare ad assimilare..» Semplice no? Stringe di nuovo appena quelle braccia come per finire del tutto, andando a rialzare lo sguardo verso di esso. «Comunque ho capito..» Mormora. «Non sono orgogliosa» Afferma con le guanciotte che si riempiono un pò d'aria e sbuffa per diverse volte, intanto che lascia andare l'abbraccio e va a sedersi sulle gambe del ragazzo, come se fosse una bambina a dire il vero, ovvero in orizzontale a confronto di lui, con il fondoschiena appoggiate ad esse e le gambe distese, osservandolo in volto ed allarga un sorriso su di esso. «Ti ho fatto male prima?» Con un piccolo ghigno sul volto.

    Eithan [Stalle] Contorce le labbra a quella sua esclamazione che sembra rendere le cose facili. «Fosse facile, Beth... ma non è così semplice...» Un sorriso dolce in sua direzione, lo sguardo che vaga per un momento verso l'ingresso del luogo per assicurarsi che nessuno li stia spiando e possa capire male, quindi lo riposa su di lei. «Mh... se tu non sei orgogliosa, io sono gay.» E lo sguardo fa capire che non scherza. L'espressione che dice qualcosa del tipo: "non mi mentire, perchè se c'è una cosa che ho capito è proprio questo". La lascia quindi sedere sulle proprie gambe, le divarica un po' per distribuire meglio il peso, quindi la ascolta e la osserva. Sgrana gli occhi quando le domanda se gli ha fatto male. «Mah... vedi un po' tu...» Si morde il labbro inferiore. «E' un'esperienza che non ripeterei volentieri...» La guarda, mentre cerca di reprimere l'istinto che gli dice di andare a mettere la mano per proteggere nuovamente i gioiellini. «Se non fossi una ragazza te l'avrei restituito senza pensarci due volte...» Sbuffa, la mano destra si porta tra i capelli. «Diciamo che, se puoi, preferirei un pugno altrove...»

    Elizabeth [Stalle] Sente appena più comoda in quella posizione, allarga un sorriso di nuovo verso di esso, andando a mordersi il labbro inferiore pure lei quando osserva meglio il volto del ragazzo e ridacchia appena. «Oh.. davvero?» Domanda per un attimo incredula a quelle sue parole, intanto che lo sguardo continua a studiare il volto del ragazzo, andando a schioccare la lingua sopra al palato e poi lo lascia andare, schiarendosi ancora una volta la voce. «Bè.. calcolando che mi hai piantato un signore schiaffo, si potrebbe dire che me l'hai restituito..» Muovendo il capo di nuovo per confermare quelle parole, intanto che un sorriso si allarga ancora una volta sul volto, facendo uscire un piccolo sbuffo. «Ok.. ok.. va bene.» Allarga le proprie mani. «Domani spero che tu possa incontrare Philip, così da aver la conferma delle miei parole, dico per il ranch..» Schiarendosi di nuovo la voce.

    Eithan [Stalle] Annuisce alle parole di lei, dandole ragione. «Beh... non sono stato io a dartelo... e comunque hai ragione...» Sorride, gentile, quindi posa nuovamente lo sguardo verso l'entrata. Siccome ci tiene veramente ai suoi gioiellini, meglio stare allerta. «Domani... si... se riesco a svegliarmi...» Borbotta e scuote il capo. «Sono due notti che non dormo...» «Si morde il labbro, quindi le accarezza la testolina. Gli occhi che si chiudono pesanti e poi si riaprono di scatto. «[color=gray]Amh... hanno fatto infezione le ferite, per caso?» Dice mentre adocchia ora la sua amata Benson a terra, con la canna infilata mezza dentro un cumulo di paglia. Sgrana gli occhi, apre appena la bocca e la fissa, inerme. «La... la mia Benson!» E detto questo scosterà forse indelicatamente Elizabeth dalle sue gambe e si precipiterà a raccoglierla e pulirla. «Tutto bene piccola?»

    Elizabeth [Stalle] A quella carezza sulla testa quasi vorrebbe strappargli il braccio con un morso, infatti lo sguardo non è per nulla felice, di quel gesto, assottiglia lo sguardo e quando va a sentirsi spostata fa un piccolo urletto, andando ad appoggiare le mani sul terreno e ritrovandosi seduta in malo modo e lo sguardo verso di lui, con tanto di un piccolo ciuffo che è lì sopra al proprio volto, fa uscire uno sbuffo e lo sposta in alto, per poi di nuovo guardare il volto del ragazzo. Alza un sopracciglio e poi lo abbassa ancora una volta, deglutisce per l'ennesima volta, facendo uscire un sospiro. «Giuro.. la prossima volta ti amputo le mani direttamente.» Scuote il capo come per dire di no. «Esser messa da parte per una pistola...» Sbuffa ancora una volta, del tutto contrariata. «Comunque no... non erano infettate e se lo erano con la quantità di acqua ossigenata che gli ho dato.. ho ucciso tutti i germi, domani vai da Alan in infermeria a fartele guardare.» Muovendo il capo come per confermare le parole, di nuovo.

    Eithan [Stalle] Lo sguardo di lei quando gli accarezza la testa gli sfugge completamente, così come il piccolo urlo che fa uscire dalle proprie labbra. Gli occhi sono fissi sulla pistola, quasi a volerle chiedere "chi è la cattivona che ti ha fatto questo...? Ora c'è papà qui." Le mani fasciate la accarezzano dolcemente. «Come ho già detto a Crisoforo questa non è solo una pistola.» Allunga un sorriso in sua direzione, quindi si avvicina nuovamente a lei, senza però sedersi. Dell'ultima frase sembra ascoltare soltanto il pezzo che gli interessa. «Ottimo. Almeno non devo andare a farmi controllare da qualche medico...» Un sospiro di sollievo. «Li odio.»

    Elizabeth [Stalle] Le labbra stanno per aprirsi come per dire qualcosa, ma tecnicamente Alan è un dottore, l'unico particolare che non sembra un dottore, ma sono dettagli, richiude le labbra come per non aggiungere nulla a quelle parole, forse è meglio che rimanga semplicemente così. Stringe le spalle e poi le allarga ancora una volta. «Bè schiacci un griletto e fa fuoco no?» Domanda. «Allora è una pistola.» Alza appena le spalle e poi le abbassa ancora una volta. «..anche se è piccola.. potrebbe esser scambiata per una scacciacani» Con un piccolo sorriso, intanto che arriccia ancora una volta le labbra e poi le allarga in un sorriso. «Ho compreso..» Afferma verso di lui, quell'odio verso i medici e di nuovo omette il particolare che Alan lo è.

    Eithan [Stalle] Solleva lo sguardo dalla pistola, facendolo vagare nel vuoto finchè non incontra la figura dell ragazza. La osserva, perplesso. «Beh, si...» E per un momento alterna l'attenzione tra l'arma ed Elizabeth. «E' una pistola. Non è una scacciacani...!» Aggrotta la fronte e se la porta al petto, proteggendola con le mani. Come se le parole della rossa potessero offendere quel pezzo di latta. «E' una pistola. E si chiama Aela. E' il suo ultimo regalo...» Un sorriso dolce, come mai a nessuno l'ha donato, se non alla persona appena citata, al pensiero, quindi la ripone nella fondina e si china per recuperare il casco con la mancina. La destra tesa verso Elizabeth per aiutarla ad alzarsi.

    Elizabeth [Stalle] Osserva la pistola di nuovo e poi di nuovo va a guardare l'uomo per qualche istante, osserva la mano che va verso di lei e scuote il capo come per dire di no, appoggia le mani su di essa e va a spingersi verso l'alto così da poter esser in piedi, si schiarisce la voce, andando a sbattere la mani sul proprio fondoschiena per tirarsi via un pò di paglia, lo osserva per diversi secondi ed allarga un sorriso. «L'hai amata vero?» Domanda verso di lui, senza specificare il tipo d'amore, quello fraterno o quello d'amante o paterno. Socchiude gli occhi e poi si china per chiudere la cassetta. «E neppure sta sera sei andato sul cavallo..» Assottigliando lo sguardo.

    Eithan [Stalle] Anche se viene rifiutato il suo aiuto, cerca di aiutarla ad alzarsi posandole la mano sulla schiena e tirandola leggermente verso di sé. A quella domanda allarga un sorriso che fa rilassare tutto il viso. L'espressione più puerile che possa creare il suo volto ora ci riesce. Annuisce, rispondendo così alla domanda. Senza aggiungere la voce, senza aggiungere altri gesti. Semplicemente un cenno con il capo ed un sorriso sincero, puerile e tranquillo. Fa la linguaccia quando l'altra borbotta che non è andato a cavallo neppure questa sera. «Tutta colpa tua. Ieri sera mi hai fatto la bua.» Solleva le sopracciglia, sorpreso di quello che ha appena detto. «Ho fatto pure la rima...»

    Elizabeth [Stalle] Si rialza anche con la cassetta del pronto soccorso, andando a guardare la figura di Eithan, per qualche istante, lì di fianco a lei, con il fianco che sfiora appena il suo, le spalle si stringono e poi di nuovo si aprono. «Eh?» Domanda verso di lui. «Colpa mia?» Domanda verso di lui. «Ma non scherziamo sono un angioletto io!» Sbattendo gli occhietti, andando quasi a far comparire un'aureola sopra al proprio capo, intanto che va a indicare l'ingresso delle stalle. «Mmmm Simon ti da fastidio di notte?» Domanda verso di esso, in fondo non lo vede da un pò.

    Eithan [Stalle] Ride appena all'esclamazione, ma poi si fa sorpreso sulla domanda. «Simon? No... perchè?» Si gratta il capo, quindi sistema il casco a braccetto ed inizia a muovere qualche passo verso l'uscita. Gli occhi pesanti che a malapena rimangono aperti. «Quei due non si vedono quasi mai...» E si riferisce chiaramente ad Alaska e Simon. «Se non la mandavi da me come soccorso... chissà quando la rivedevo...» L'espressione un po' afflitta.

    Elizabeth [Stalle] Scrolla appena le spalle e poi le rilassa ancora una volta, intanto che piega appena il braccio e va a dargli una piccola gomitata verso di lui, con lo sguardo verso la figura di Eithan. «Eddai..» Con un sorriso largo sul proprio volto. «Non dirmi che sei geloso di Simon?» Aggrotta la fronte di nuovo l'alliscia, andando a stringersi le spalle. «Doveva prima o poi trovare pure lei un compagno no?» Domanda.

    Eithan [Stalle] Storce le labbra in un sorriso amaro che viene alimentato ancora di più dalle parole della ragazza. «Beh...» Lo sguardo verso il terreno. Non fosse che stanno camminando inizierebbe a tormentare il terreno con il piede. «Si... ma...» Si morde il labbro, annuisce. In fondo Elizabeth ha ragione. «Ma ciò non significa che debba ignorarmi... voglio dire...» Uno sbadiglio. «..io non l'ho mai ignorata per andare dietro ad una ragazza... pensavo che... neppure lei...»

    Elizabeth [Stalle] Va ad aumentare il passo, andando a posizionarsi così di fronte alla figura del ragazzo, andando a guardarlo per qualche istante, di nuovo come per cercare il suo volto, come per cercare i suoi occhi. «In teoria non ti sta ignorando.» Dice convinta, continuando a fissarlo. «Semplicemente sa che sei dentro al ranch.. ci scommetti che se esci.. ti viene a cercare?» Domanda con un sorriso largo intanto che fa un passo in avanti, piega appena l'indice e cerca di sollevare il volto del ragazzo come per incontrare il proprio sguardo, far vedere che è più che tranquilla a quelle parole. «Ti vuole bene e te ne vorrà sempre.. forse quando avrà dei cuccioli loro verranno per prima.. almeno i primi mesi.. ma ciò nonostante ti vorrà bene.» Con un sorriso ampio di nuovo sul volto. «Ok?» Domanda per vedere se l'ha compresa.

    Eithan [Stalle] Si ferma prima di impattare con la ragazza. Solleva il capo, gli occhi si fissano in quelli di lei, interrogativi. La fronte leggermente corrugata. Scrolla le spalle a quella domanda, quindi porta lo sguardo altrove, lontano da quello di Elizabeth. «Oggi sono andato al Saloon... ti pare che se ne sia accorta?» Serra la mascella, la voce inguaiata da un nodo alla gola. «No. Quando sono andato a dormire al Saloon con Akala... neppure lì se ne è preoccup...» E le sue parole poi vengono interrotte dall'intervento di Elizabeth. Incontra ancora il suo sguardo, si avvicina di più per un momento, come incantato, poi sobbalza all'Ok e si allontana. Gli occhi nuovamente sul terreno. «Mh... ok...»

    Elizabeth [Stalle] Vede il ragazzo che si avvicina a lei, deglutisce e quando vede che fa il passo indietro è sollevata, ma non lo fa vedere, semplicemente è ancora lì ferma senza pensarci due volte. Stringe le spalle e poi le allarga di nuovo continuano a tenere l'attenzione sul volto di Eithan di nuovo, andando a portarsi di fianco a lui. «Prova a chiamarla.. o vuoi che chiamo Simon?» Va a guardare il volto di esso intanto che ormai la porta è lì vicina a loro. «Sempre che non aspetta dei cuccioli, Ethan.» Afferma verso di lui. «Probabile che sia anche quello..» Stringe appena le spalle e poi le distende di nuovo.

    Eithan [Stalle] «Scusa...» Dice quando si accorge di quello che stava per fare. Si tira un ceffone mentale, quindi scuote la testa. «No, ho capito...» Si morde il labbro, quindi volge lo sguardo su di lei. Soltanto sulla fronte, visto che si sente debole ed ora più che mai non riesce a controllarsi bene. «Mah... e come facciamo a saperlo?» Domanda, ingenuo, facendo cenno con la mano alla ragazza di uscire per prima. «Sinceramente al momento spero ancora di no... non è un buon periodo...» Un breve attimo di silenzio. «Ethan?» La osserva, perplesso, facendo soltanto ora caso a come l'abbia chiamato.

    Elizabeth [Stalle] Si morde appena il labbro inferiore e poi lo lascia andare ancora una volta. «Eithan.. ehm.. mi sono sbagliata a pronunciarlo.» Sincera in volto, le spalle si alzano appena e poi si abbassano. «Forse sarebbe la soluzione.. i cuccioli sono belli, coccoli e poi qui ci si prende cura di tutti gli animali.» Con un sorriso che si allarga non poco sul proprio volto e con tanto di rosso sul volto, lo sguardo va a portarsi verso verso la figura del ragazzo e poi di nuovo verso la porta. «Non ti devi scusare..» Deglutisce di nuovo.

    Eithan [Stalle>] Sorride quando capisce che si è semplicemente sbagliata per la stanchezza. «Ok, nessun problema...» Annuisce, quindi la segue uscendo così dalle stalle. La osserva, nei suoi movimenti, cercando di evitare di incappare in zone keep out. Sospira, cercando così di mantenere la mente lucida ancora per un po'. Il freddo sembra aiutarlo abbastanza. «Si che devo, invece...» Scrolla le spalle, con il primo impatto con il freddo quasi glaciale che dentro non si riusciva a percepire.

    Elizabeth [Stalle>] Si chiude appena le spalle da quella ventata di freddo e poi di nuovo va a guardare la figura del ragazzo, si morde il labbro inferiore e poi lo lascia andare ancora una volta. «Do..» Fa uscire un piccolo sospiro. «Dovevo.. stare più attenta» Alza appena le spalle. «Comunque sia nessun problema.» Si schiarisce la voce, di nuovo. «Andiamo a dormire?» Domanda verso di lui.

    Eithan [Pressi delle stalle] Solleva le sopracciglia ascoltando quelle parole che non capisce. «Eh? Più attenta? A cosa...?» Si sfila l'impermeabile nero, vedendola che trema per il freddo e glielo posa sulle spalle. Non sarà il massimo della vita, ma almeno tiene un po' di caldo in più. «Si, ti prego... è già tanto se mi reggo in piedi...» Un altro sbadiglio, prima di muovere il passo verso casa, a meno che non ci sia altro da aggiungere.

    Elizabeth [Pressi delle stalle] Sente il giubbotto che è sopra alle proprie spalle, il volto diventa rosso e non poco, andando a stringersi appena le spalle. «Sopravvivevo lo stesso.» Borbotta, per poi andar a guardare il volto del ragazzo, andando ad allargare un sorriso. «Ma grazie comunque..» Si schiarisce la voce di nuovo e muove il capo come per confermare quelle parole. «Dai, andiamo..» Si intende, lo accompagnerà fino in camera per vedere se effettivamente andrà a dormire.

    Eithan [Stalle] Scuote le spalle, vedendo che lei non risponde, supponendo che sia ancora per il sonno. «Figurati...» Dice a denti stretti, cercando di trattenere i brividi di freddo. Il sorriso che involontariamente si trasforma in una smorfia. «Si.» Quindi si dirigeranno verso la sua stanza, dove le darà la buonanotte e cercherà di dormire, ma viste le condizioni, non c'è neppure da chiedersi se riuscirà o meno.

    [End]

     
    Top
    .
3 replies since 23/2/2013, 19:14   58 views
  Share  
.