Roles importanti #2

Bright Lights

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  1. Chacedy
     
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    Lizbeth
    [Marciapiede]La porta si apre dello Starbucks, girandosi nella direzione delle colleghe. «Grazie di nuovo!!» Alzando il proprio bicchierone pieno di caffè, andando a girarsi di scatto verso la strada, chiudendo la porta dietro di lei. I capelli sono lunghi quasi le sfiorano le spalle, la sciarpa fa un paio di giri intorno al collo e si deposita sul petto. Giacca che è aperta e lascia intravedere una maglietta con il simbolo di Supermen sopra, la tracolla di pelle che le passa sul fianco e si appoggia sulla parte destra del proprio corpo. Jeans a sigaretta che lasciano ben poca immaginazione a quel forme ha, un paio di all rosse che hanno visto giorni migliori. Il volto completamente privo di trucco, con quei occhiali rotondi sul proprio volto, in mano la propria pausa, ovvero il caffè con latte e sciroppo di menta, ben lontano da esser quella ragazzina che girava per la divisa, sempre ben truccata, con lenti a contatto e in un certo senso sta vivendo quello che prima non le era concesso di vivere, comunque ora come ora sta camminando non facendo molta attenzione a dove sta mettendo i piedi o chi sta incontrando.

    Eithan
    [Marciapiede]Cammina sulla passeggiata delle strade di Manhattan, senza avere una meta precisa. Si sente spaesato, ma, allo stesso tempo, riesce a pensare che questo posto l'ha già visto. Ed è ovvio che sia così, visto che ci è nato. Ma la memoria fa ancora fatica a ricordare. Fatica a pensare. Gli occhi sono fissi sulla strada, sbucano a malapena dalla sciarpa blu a quadrettoni che avvolge il collo. Il colore del copri-collo è l'unico a stonare con tutto il vestiario che, seppur non sia minimamente curato, almeno ha la pietà di essere composto da colorazioni sobrie e normali. Leggere nuvole di condensa gli si formano davanti al viso, fondendosi assieme al fumo della sigaretta tenuta ferma tra le labbra. Osserva i passanti che gli camminano affianco, concede un sorriso a chiunque e viene preso per pazzo.

    Lizbeth
    [Marciapiede]Il passo continua ad esser sostenuto, un piede dietro l'altro in quella sottospecie di marcia. Ora ben concentrata sulle persone, schivandole, senza far uscire una sola goccia del caffè. Si sta impegnando. Però qualcosa l'attira infatti un negozio di televisori sta dando i vari trailer che vi sono al cinema. Il piccolo capo rosso va a girarsi in quella direzione, così anche l'attenzione viene distratta dai vari passanti, però i piedi non si fermano, anzi continuano nella loro marcia, fino quando il bricco con il caffè va a impattare contro al petto di Eithan, il caffè spiega in quell'impatto, viso che si aggiunge anche il proprio corpo, per un piccolo effetto molla infatti, la reazione più logica e quello che segue Liz è quello di portare un piede indietro distanziarsi, ma lo fa bruscamente, il proprio corpo sta per impattare per terra e si intende il caffè ha macchiato il proprio giubbotto e maglietta e forse anche il completo di Eithan. Il braccio sinistro libero cerca di afferrare qualcosa, qualsiasi cosa pur di non cadere per terra.

    Eithan
    [Marciapiede]Continua il suo intercedere, apparentemente tranquillo. Le mani si rifugiano nelle tasche dei pantaloni grigiastri perchè sensibili a quelle basse temperature. Delle fitte lo colpiscono ogni tanto sulle ferite di non vecchissima data. Cerca di trattenere i gemiti con qualche smorfia, quindi ritorna a sorridere ai passanti. Forse perchè è convinto che, prima o poi, qualcuno lo fermerà e scambierà qualche parola con lui. Lo spera davvero, visto che vuole sapere qualcosa di questa città che gli pare così famigliare. Si stringe nelle spalle quando il freddo lo fa sussultare. Non parla neppure tra sé e sé. Si presenta come un'ignobile essere apatico e non pensante. Si ferma soltanto quando si accorge di aver impattato contro qualcosa. Istintivamente così abbassa lo sguardo ed intercetta una chioma rossa che sta per cadere a terra. Delle macchie di caffè non se ne importa più di tanto, visto che la priorità ora è salvare quel corpicino - più basso di lui di almeno dieci centimetri - dall'impatto con il terreno. Non sa chi sia, non sa da dove sia arrivata, non sa neppure se sia un ragazzo od una femmina, semplicemente le afferra il braccio e la tira verso di sé, evitando così che cada. «Tutto bene, Miss?» Domanda a quella che si rivela essere una ragazza. Allarga un sorriso e cerca di incrociare il suo sguardo per sincerarsi che stia bene.

    Lizbeth
    [Marciapiede]Sente il proprio braccio che viene afferrato e si ritrova così a dover stare con il petto vicino a quello del ragazzo e quel profumo che la invade. Il profumo di casa. Il volto diventa completamente rosso, quella voce, la potrebbe riconoscere da per tutto. Deglutisce, andando a tirare indietro il braccio e rimane a pochi centimetri dal petto, senza intrecciare il suo sguardo, senza guardarlo in volto, anche perchè il proprio è completamente rosso. Si stringe le labbra come se non volesse far uscire nulla, in verità ha il cuore che sta andando velocissimo, il petto che si alza e si abbassa in modo irregolare, brividi di terrore e non solo che le percorrono la propria schiena e sposta lo sguardo appena verso destra, come per guardare un punto e poi di nuovo verso il petto, non alza lo sguardo e neppure il volto, come se volesse sparire, con un sollievo di vederlo così e non su un letto d'ospedale. «Si.. tutto bene..» Cerca di camuffare la voce anche se non le viene per nulla bene, si sente quell'accento pesante inglese, anche se cerca di fare un passo di lato come per liberarsi da lui. Troppa confusione, troppe emozioni, il proprio petto le duole e non poco, con le labbra serrate e ben premute.

    Eithan
    [Marciapiede]E sarà forse perchè la tira troppo forte, che se la ritrova sul petto. Osserva dall'alto quella chioma che al momento gli è indifferente, visto che non è nulla di particolare. Chiunque può avere quel colore dei capelli - naturalmente o meno -. Si schiarisce la voce, la osserva allontanarsi da sé, le mani tornano nelle tasche, gli occhi blu osservano quel corpicino che pare così fragile. Inizia a preoccuparsi, non sentendola rispondere, ma -quando la sua risposta arriva- allarga un sorriso in sua direzione e sbuffa. «Meno male...» Ammette, sincero, togliendosi un piccolo peso dalla coscienza. Il cervello dolorosamente si mette in moto, per un motivo che non sa neppure lui. Sa solo che ora la mente sta cercando una soluzione, uno strano pensiero e presagio ce la invade completamente e la soffoca. Serra la mascella, lasciandola gonfiare, le vene sulle tempie si fanno più evidenti. Ha mal di testa e sta cercando di non darlo a vedere. Cerca di rimanere impassibile. La man destra si posa sul mento della ragazza, cercando di alzare il suo volto ed assicurarsi se stia bene veramente. Gli occhi la osservano attentamente, la studiano, la ispezionano. «Mh... ci conosciamo?» Domanda che parte direttamente dal cervello, senza essere passata per la ragione. Semplicemente una domanda che parte dal profondo. Che l'abbia riconosciuta?

    Lizbeth
    [Marciapiede]Non riesce a spostarsi, rimane lì così vicino a lui, pensare che c'è stata anni lì vicino a lui e ora si sente colpevole, ma felice, felice che il proprio principe o supereroe è sano e salvo, intanto che continua a portare lo sguardo da un'altra parte, fino quando non va a sentire le sue dita sotto al mento un gesto delicato che le provoca ancora un rossore sul volto e gli occhi che incontrano i suoi, anche se rinchiusi dietro a quelli lenti, silenzio, vi è soltanto quello al momento. Deglutisce ancora una volta, andando a portar gli occhi verso destra per poi ritornare verso di lui, non risponde a quella domanda, le labbra si stringono ancora una volta e fa uscire un semplice «No.» Soffocato appena, per via che vorrebbe togliersi quel stupido accento. Puzzano o profumano di caffè alla mente, i propri capelli le accarezzano il volto, gli occhi hanno paura, ma allo stesso tempo studiano il volto, quel volto sano, vorrebbe mettersi a piangere, infatti le lacrime arrivano agli occhi, ma vengono tirati indietro, senza smettere di rimanere lì.. con lo sguardo puntato verso quella persona. La respirazione è irregolare e si può vedere dal petto che continua ad alzarsi e abbassarsi, con quel profumo, socchiude gli occhi si abbandona per qualche istante e poi di nuovo lì riapre e lo fissa «S..» Deglutisce «Mi scusi..» Anche se viene male quella parole e si sa che non è una che chiede scusa così facilmente.. «Sono in ritardo..» Cercando di tirare via il braccio con uno strattone, ma si sa che lui è un ammasso di muscoli e lei mingherlina.

    Eithan
    [Marciapiede]Un'espressione vuota gli si imprime sul viso nel momento in cui la risposta spezza l'aria, arrivando così secca alle orecchie che quasi lo fa rabbrividire. Studia quelle espressioni, quelle movenze, quegli occhi, quella voce. La studia completamente, cercando di sforzarsi a ricordare quel particolare che gli sfugge. Sembra non importargli dell'emicrania che gli fa indurire i tratti del volto. Forse perchè crede che sia una priorità capire cosa simboleggi quella ragazza. Perchè gli pare di averla già vista? Perchè lei, invece, dice di non conoscerlo? Perchè, perchè. Domande che si affollano nella mente dolente, bruciano come le fiamme dell'inferno nel petto, soprattutto quando arriva quello strattone. La lascia andare, si stringe nelle spalle, come se in fondo avesse capito di chi si tratta ma non vuole arrendersi all'idea di saperlo. Gli bruciano gli occhi, gli duole la ferita sul ventre. Ma solo quest'ultima lo porta a piegarsi per il dolore. La man destra si posa sulla giacca nera, in prossimità del ventre. I denti digrignano rumorosamente. «Aspetta, Miss...» Dice, cercando di riprendersi da tutto quel risveglio improvviso che sembra farlo tornare vivo. Sembra fargli capire che ora esiste, che ora non è più una bassa scartoffia del destino. «Lizbeth...» Gli esce come un mugno, tra i gemiti di dolore che lo fanno piegare ancora.

    Lizbeth
    [Marciapiede]Sente finalmente il braccio libero, fa un passo indietro come per allontanarsi da lui, fino quando non lo sente quel Miss, si gira di scatto nella sua direzione e lo vede piegato in due, quelle lacrime che prima si era trattenuta..una sola esce dal proprio volto, rigando la guancia, lasciando andare il bicchiere per terra e inizia a muoversi verso di lui, con la mano che si va ad appoggiare alla spalla e poi l'altra scatta verso il petto, con delicatezza, di fianco a lui, le labbra si stringono come minimo e lo sguardo va a portarsi in avanti, fino che non trovo una panchina, il capo si china appena da un lato e cerca il suo orecchio con le labbra. «Idiota.. »La voce calda, soffusa di una che vuole semplicemente sentire al sicuro l'altra parte, si intende labbra che sfiorano il suo orecchio, in fondo si è abbassato, sentono la sua pelle e quella mano che si stringe sulle spalle. «Andiamoci a sedere..» Aggiunge, cercando di fare un passo e poi un altro, come per farsi seguire dalla sua figura, con la mano che stringe la sua spalla e l'altra che viene sul suo petto, le movenze sono dolci, come le espressioni sul proprio volto.

    Eithan
    [Marciapiede]E mentre è lì che si contorce dal dolore, riesce appena a sollevare lo sguardo e posarlo sulla ragazza rossa che si allontana per un momento. Non si spiega per quale motivo Lizbeth, come l'ha chiamata poco fa, stia piangendo. Sa soltanto che vedere quella lacrima che riga il volto gli fa sentire il cuore stretto in una morsa, gli fa mancare il sangue attraverso il collo. Il respiro si fa affannato, la testa si lascia battere dalla forza di gravità, lasciando che lo sguardo si possa puntare verso il cemento che forma il marciapiede. La bocca è leggermente aperta, gli pare di dover rimettere l'anima, ma dalle labbra esce soltanto un po' di saliva che va a bagnare l'asfalto. Tossisce, diventa rosso. I passanti che camminano lì attorno gli lanciano sguardi di ribrezzo, pochi di preoccupazione. Probabilmente pensano che sia un drogato o qualcosa di simile. I muscoli di tutto il corpo che si gonfiano sotto gli abiti. Tutto quel contrarsi cessa solamente quando sente quel sussurro gli penetra l'orecchio. Gli occhi si spalancano al massimo, un respiro al cuore e le mani della ragazza che si posano su di lui. La mente parte alla riscossa del passato, un flash che gli mostra chi sia quella ragazza gli passa davanti agli occhi e lo rende inerme da qualsiasi cosa. Si trascina in modo quasi innaturale verso la panchina, quindi si siede e cerca di riprendere fiato. Neppure avesse corso per cinque ore filate. Lo sguardo azzurro evita il viso della rossa.

    Lizbeth
    [Marciapiede]Il cuore le batte così forte nel petto, la mano continua a tenersi su quella sua schiena. Socchiude gli occhi e poi lì riapre, andando a guardare in avanti, non le importa molto dei visi dei passanti, possono pensare quello che ne hanno voglia. Fino quando non va a sentire l'uomo che va a sedersi. Socchiude gli occhi e poi lì riapre ancora una volta, così da poter osservare meglio la figura di esso, senza aggiungere una parola, va a sedersi, apre la propria sacca e con un'espressione dura e adulta quasi sul volto, afferra la bottiglietta e i fazzoletti di carta, va a prendere uno e lo bagna appena con l'acqua, per poi girarsi nella sua direzione. «Tanto lo so.. che ti sei auto-dimesso..» Afferma con una certa tranquillità, in fondo l'allergia per i dottori l'hanno tutti e due. Va a mettersi in ginocchio, così da sporgersi meglio verso la figura del ragazzo, la mano sicura si appoggia su quelle morbide labbra, con delicatezza, gli occhi seguono ogni piccola linea del volto, con l'altra mano invece gli accarezza la fronte, appena i capelli, come se fosse una mamma quasi, con una delicatezza non umana, il volto continua a rimanere rosso, gli occhi sono lì quasi non ci credono, la respirazione continua a rimanere accelerata e non poco «Non dovresti sforzarti così tanto.» Come un rimprovero, con ora qualche ciocca di capelli che sfiora il volto del ragazzo.

    Eithan
    [Panchina]Cerca di sentire i battiti del proprio cuore, convinto quasi che gli sia esploso nel petto. Serra forte la mascella, strizza gli occhi e il viso chinato verso il basso, come se in quella posizione riuscisse respirare meglio. Riapre gli occhi soltanto quando sente il fazzoletto di carta tamponargli leggermente le labbra. Brividi di freddo che gli percorrono tutto il freddo e non gli permettono di opporsi a quei gesti. «Co... come lo sai?» Domanda, ingenuo, ancora intontito da tutta quella confusione interiore che l'ha sottomesso come mai nessuno è riuscito a fare. Scosta leggermente le labbra dal fazzoletto bianco, facendo così cessare quel continuo brivido che lo fa sentire debole ed indifeso. Osserva il viso di Lizbeth, allargando un sorriso luminoso quando finalmente capisce chi sia. Le toglie quei ridicoli occhiali rotondi dal viso. Più per vederla meglio che perchè non gli piacciono. «Lizbeth...» Gli occhi che si riempiono ma non lasciano uscire niente, prodi ed orgogliosi. Solleva l'indice della mano destra e glielo posa su quel piccolo nasino impertinente. «Cosa hai fatto per tutto questo tempo...? E quei...» Passategli il termine, vi prego. «Ti... ti hanno fatto del male??»


    Lizbeth
    [Marciapiede]Osserva i gesti dell'uomo e la mano si ritrae, almeno quella vicino alle sue labbra, deglutisce ancora una volta, lo sguardo continua a rimanere lì verso di esso. «Ti conosco.» Afferma con una certa sicurezza, intanto che sul proprio volto si allarga un sorriso, un sorriso dolce, quelli che mettono in risalto quelle guanciotte appena sotto agli occhiali, ma quei gesti, vanno a far diventare ancora più rosso il volto, senza i propri occhiali, la vista si offusca appena, ma continua a rimanere lì vicino al volto del ragazzo, come per controllare che sia veramente lui, abbassa lo sguardo e poi lo rialza ancora una volta verso soltanto lui. «Ho studiato e ho trovato un piccolo impiego» Con un sorriso che si allarga sul volto, andando a guardarlo, deglutisce ancora una volta. «E mi sono odiata..» Confessa con il volto che diventa triste, sofferente, pieno di dispiacere nella direzione dell'uomo. «Mi sono odiata e ho continuato a pensare che dovevamo prendere la macchina.. e» Si morde il labbro inferiore e poi lo lascia andare ancora una volta. «Non dovevi venire qui.. a cercarmi.» Scuote il capo come per die di nuovo, una lacrima le riga il volto per poi rimanere verso il volto del ragazzo ancora una volta. «Sto bene.. non mi hanno fatto nulla..» Con ancora una volta quelle lacrime che continuano a scendere, ora più che difficile fermare quel gesto.

    Eithan
    [Panchina]La ascolta con attenzione, il viso che sorride anche quando la sente dire che si odia. Scuote il capo, si umetta le labbra accorgendosi soltanto ora che la sua sigaretta è stata abbandonata sul marciapiede ancora bagnato di caffè. «No...» E mentre cerca già di trattenere le proprie lacrime, sposta la mano destra e va ad asciugare delicatamente il suo viso. «L'importante è che sei salva e che non ti hanno fatto nulla...» Le rimette gli occhiali, per essere certo che anche lei possa vedere il suo sguardo. Vuole farle capire che dice sul serio e non scherza. Che sta dicendo tutto con la massima sincerità. «Tanto il mio è solo un graffietto.» Scuote le spalle e ricaccia dentro le lacrime, così da poter sorridere senza farle scendere. «Sono contento che tu sia riuscita ad andare avanti senza di me...» Annuisce per dare peso a ciò che dice, quindi le fa segno di sedersi sulle proprie gambe, se vuole. «Se i signori Fairchild lo sapessero, sarebbero sicuramente orgogliosi di te...» Le accarezza leggermente la chioma rossa. Gli occhi quasi increduli di averla ritrovata.

    Lizbeth
    [Marciapiede]Ascolta ogni singola parola, ascolta ogni singola lettera che esce da quelle sue parole, fino quando sente che riesce andare avanti senza di lui, gli occhi diventano ancora più lucidi. Come il cuore continua a battere così velocemente, così.. che non si sta neppure accorgendo bene cosa sta facendo. Semplicemente si sporge in avanti e va a unire le labbra con quelle di lui, almeno cerca. E' un bacio duro, ovvero per nulla morbido,di una che non ha mai baciato, ma l'ha solo visto vedere. Il volto diventa completamente rosso e si stacca con un piccolo scatto all'indietro, deglutendo e per un secondo non comprende neppure lei cosa ha fatto, la mano si porta verso le proprie labbra come per coprirle, intanto che lo sguardo si sposta da un'altra parte e poi di nuovo verso la figura di Eithan. «Se dici un'altra stronzata» W le lezioni di buona educazione che prendeva. «Come quella di andare avanti senza di te..ti assicuro che questo è soltanto un anticipo.» Deglutisce appena, andando a portare lo sguardo da una parte e poi di nuovo verso di lui «Gli mando delle e-mail ai miei.. senza dirgli dove sono esattamente..» Cercando di prendere un minimo di lucidità, anche se è scossa per quello che ha fatto, ma gli voleva tappare la bocca, farlo smettere di dire quelle cazzate e non sapeva molto cosa fare. Lei che non ha mai dato interesse ai maschi, lei che non ha mai baciato nessuno prima di ora.. lei che semplicemente non vuole troppi casini che la distraggono dai suoi disegni e fumetti.. Lei che lo ha appena baciato.

    Eithan
    [Panchina]Sta guardando un attimo il cielo quando vede il volto della sua piccola sorellina avvicinarsi al suo. Si avvicina troppo, fino a finire nella out-zone. Le iridi si posano pietrificate sulla rossa lì appiccicata a lui. Il cervello si inebetisce, il corpo che inizia a tremare come una foglia mossa dal vento, le iridi che spariscono sotto le palpebre. Soltanto quando si accorge di cosa stia succedendo, allontana la Miss da sé con un gesto poco delicato e cortese. «Lizzy! Ma che cazzo fai!?» La guarda perplesso, le labbra che tremano un poco, il respiro pesante, ma non affaticato, tutt'altro. Si alza in piedi e sta per andarsene quando sente le sue parole. Si volta su sé stesso, guardandola in pieno volto, seppure sia quasi difficile da distinguere dai capelli. «Brutta storia, brutta storia! Non si fa! Te l'ho già detto mille volte.» Scuote la testa, ancora incredulo e spaventato da quanto è appena accaduto. Quasi cerca di convincersi che non sia successo.

    Lizbeth
    [Marciapiede]Più che sentire la reazione di lui è succube, si ritrova lì seduta a malo modo sulla panchina. Il volto completamente rosso e non poco, deglutisce, andando a sentire gli occhi ancora più pieni di lacrime, vorrebbe quasi scoppiare, scappare via come ha fatto, come riesce a fare, il punto è consapevole che non è un comportamento maturo, si alza in piedi, andando a deglutire ancora una volta. «Pensi che sia stato il primo?» Domanda affrontandolo con le mani che si vanno a portare sui fianchi e continua a fissare il ragazzo che è lì di fronte a lei, il cuore batte e non poco forte, sta mentendo a lui.. «Almeno capivi la stronzata che hai detto!» Fissandolo negli occhi più che sicura. «Tanto cosa vuoi che sia un bacio?» Sentendo come una sottospecie di nausea che gli arriva dallo stomaco e scuote il capo come per dire di no. «Mica ti ho fatto un pompino in pubblico!» Ok.. ammettiamolo ha scoperto soltanto da un paio di giorni cosa significa bene fare quella cosa, però si è sentita, piccola rifiutata, vuole ferirlo pure lei. Andando a scuotere il capo come per dire di no «Bene.. mi hai trovato ora puoi anche tornartene da dove sei venuto!» Ringhiando quasi, con le lacrima che le rigano il volto, andando a girarsi come per lasciarselo alle spalle, continuando a far scendere quelle lacrime.

    Eithan
    [Panchina]Scuote la testa in un cenno di assenso quando la Miss gli chiede se sia stato il primo. «Credo proprio di si.» Dice, sicuro di sé. La bocca, leggermente aperta, trema ancora. Sentendola dire stupidaggini sbuffa e si siede accanto a lei, nuovamente sulla panchina. Il corpo che trema ancora nervosamente. Sbianca in volto quando la sente fare quell'esclamazione che fa girare verso di loro una buona parte di persone che passano lì vicino. Sguardi schifati, che dicono "non ti vergogni? Avrà almeno dieci anni in meno di te!" E lui cosa fa? Scuote la testa, cercando di far capire che non è come pensano. Una vecchietta indignata fugge a gambe levate. Fortuna che nei paraggi non ci sono dei poliziotti. L'ultima cosa che vuole è una denuncia per molestie sessuali. Sbuffa, quindi la guarda nuovamente. Osserva quel visetto rosso che nuovamente si bagna di lacrime. «Hey, io non me ne vado da nessuna parte!» Aggrotta la fronte ed alza la voce in un'esclamazione piuttosto ferma e convinta. Vorrebbe fargliela pagare per quello che ha appena fatto, ma non gli sembra il momento giusto. Le asciuga di nuovo le lacrimuccie. «E la pianti di piangere?» La sgrida. «Non ti fa bene...» Tira su con il naso. «E ti fa diventare brutta.»

    Lizbeth
    [Marciapiede]Bè siamo a New York, nei giorni nostri, c'è gente che formica tranquillamente in pubblico anche se non da quella parte della città. Deglutisce, andando a tener lo sguardo dritto di fronte a lei, come per non degnare di attenzioni la figura che ha lì di fianco. Le braccia si intrecciano e non poco sotto al proprio seno, andando a girarsi nella sua direzione di nuovo. Soltanto per sentire il suo tocco e va a scostare il volto, andando a guardare la figura dell'uomo, ancora una volta. «Tanto a te non ti importa che sia bella o brutta!» Secca e ha quasi sbottato, andando a girarsi dall'altra parte, con le lacrime che continuano a scendere, si stringe le spalle ancora una volta. «Bè non voglio che fai parte della mia vita..Tanto posso andare avanti anche senza no?» Domanda verso di lui. Arrabbiata.. no, forse qualcosa di più..

    Eithan
    [Panchina]Una reazione simile proprio non se la aspettava. Tant'è che lo lascia a bocca asciutta. La apre, come se volesse dire qualcosa, ma non riesce a far uscire niente. Cerca di tendere la mano verso il suo volto, ma si blocca quando sente l'ultima affermazione. Queste sono una delle tipiche situazioni a cui non è mai preparato. Strizza l'occhio destro, guardandola soltanto con il sinistro. Un po' come se la guardasse dal mirino del fucile. Gli occhi blu da one-kill-one-shot sono fissi sulla ragazza e la guardano perplessi. Dalle sue labbra non riesce ad uscire parola, ma la man destra finalmente le si posa sulla testa, dandole qualche colpetto leggero. «Da piccola eri meno capricciosa.» Ironizza, o almeno ci prova. «Ti rivelo una cosa: tu puoi andare avanti senza di me... ma io no.» Si morde il labbro inferiore, sentendosi in forte difficoltà, quindi riapre l'occhio destro. «E poi mi importa che tu sia bella!» Annuisce, convinto. «Come può un cesso essere protetto da un figo simile?» E si indica. Il tono di voce chiaramente ironico.


    Lizbeth
    20:57
    [Panchina]Sente la mano verso i propri capelli e sta per metter le mani verso la propria testa, intanto che va a guardare il volto di Eithan, soprattutto quelle parole. Deglutisce, andando ad allargare un sorriso dolce, intanto che va a portare le mani verso il volto e cerca di tirare via le lacrime. Abbassa lo sguardo e poi lo rialza verso di esso. «Allora.. non esser così.. » le labbra si serrano, andando ad abbassare lo sguardo verso le propria ginocchia e poi di nuovo verso i suoi occhi con timore. «Ti ha fatto così schifo?» Di nuovo le labbra si serrano, con un certo nervoso, intanto che va a guardare le mani che iniziano a torturare le proprie mani tra di loro, per soltanto qualche istante rialza lo sguardo verso di esso, con il volto completamente rosso.

    Eithan
    21:04
    [Panchina]Tira un mentale sospiro di sollievo nel vedere che quelle parole l'hanno tirata su di morale. Sorride ed annuisce, come per dire che sta facendo la cosa giusta. Le fa il solletico al nasino con l'indice destro, poi si ferma quando gli pone quella domanda. Impallidisce improvvisamente, il pensiero che ricorda il momento appena passato. Non può negare che... beh... s'è capito, no? «Amh...» Posa le iridi blu sulle mani della ragazza e le afferra, le stringe calorosamente. «No... cioè...» E' il sinonimo dell'imbarazzo, ora. Non sa come rispondere. «No, però non si può fare...» Si morde il labbro inferiore, ma lo lascia subito, sentendo il brivido ripercorrerlo da capo a piedi.

    Lizbeth
    21:14
    [Panchina]La mano del ragazzo si pone sopra alla propria. Sente il calore di essa e smette di torturare le proprie invece, lo sguardo va a portarsi a destra come per sfuggire al suo, fino quando non va a sentire la sua affermazione, lo sguardo va a portarsi di nuovo verso Eithan, le labbra si aprono come per far uscire qualcosa, ma non esce nulla da quelle labbra, di nuovo va a chiuderle e deglutisce per un istante, intanto che di nuovo va a portare lo sguardo verso quello di nuovo. «I..» Si morde il labbro inferiore di nuovo e poi lo lascia andare. «Sei sicuro di volermi vedere con un altro?» Domanda per qualche istante, con uno sguardo che tiene lì sul quello di lui, stringendosi appena le spalle e poi le distende ancora una volta. «Ti sei fatto un oceano.. mi hai cercato nella città più grossa del mondo.. e nulla?» Deglutisce ancora una volta come se avesse inghiottito qualcosa «Sono impedita in queste cose.. lo sai..» Il volto completamente rosso e non poco. «Lo sai che non ho mai trovato un uomo interessante.. e non ho mai baciato o pensato a fare quelle cose con un uomo.. però» Fa uscire un piccolo sospiro di nuovo.«Però.. hai fatto tutto questo per me e non per i soldi..» Anche se è dubbiosa per un attimo «Forse ho fatto troppi castelli in aria.. forse..ho frainteso e mi dispiace..» Abbassa di nuovo lo sguardo ancora una volta.

    Eithan
    21:26
    [Panchina]Osserva e studia la sua timidezza, le sue incertezze, la sua bocca. Un sorriso ebete che gli si stampa sul viso mentre le iridi blu si puntano nel vuoto. Gli avambracci si posano sulle ginocchia, la schiena protesa in avanti rispetto allo schienale della panchina. Ascolta le parole che escono dalla sua bocca senza scomporsi. Forse perchè non capisce quello che lei sta cercando di dirgli, forse perchè è immerso in un mondo tutto suo, sebbene stia ascoltando. Fa schioccare la lingua contro il palato quando finisce di parlare, quindi volge il solo viso in sua direzione. Rimane in quella posizione chinata, la guarda con gli occhi blu che fanno capolino nell'angolo destro della cavità oculare. «Certo che sono sicuro.» E se prima esitava, ora non lo fa più. «Tu per me sei come una sorellina.» Allarga un sorriso sincero, poi aggrotta la fronte in uno sguardo perplesso. «Ma... io non ti ho cercata...» Si schiarisce la voce e va ad appoggiare la schiena contro la panchina. «Fino a poche ore fa non ricordavo nulla... Liz... nulla di nulla...» Il tono che si fa afflitto al pensiero. «All'inizio, quando ho accettato di proteggerti... l'ho fatto per i soldi... poi, la prima volta che ti ho vista entrare nella mia stanza quando fuori c'era il temporale... ho visto il tuo sguardo innocente... e da lì ho preso questo lavoro come un dovere.» Lo sguardo vola verso il cielo e lo contempla per un attimo. «Sei diventata la mia sorellina...» Sorride e socchiude gli occhi. «Per caso tu...» Aggrotta nuovamente la fronte, iniziando a riflettere sulle parole di lei, la sua indecisione... «...cosa sono io per te?»

    Lizbeth
    21:36
    [Panchina]Continua a tener lo sguardo verso le proprie mani, rimane lì per diversi secondi. Le labbra si arricciano per qualche istante e poi si distendono, fino quando sente quelle parole. "Sorellina" e "Non ti ho cercata." Ecco la cosa non le piace per nulla, cioè non è il fatto che non le piace per nulla, il fatto che la consapevolezza che non è nulla di nulla per lui, almeno non come lo intende lei, le mani si vanno a staccare dalle sue, lo fa con rabbia. Deglutisce di nuovo, quelle lacrime che prima si erano fermate al momento riprendono, ma continua a tener il capo chinato.Il labbro inferiore viene intrappolato, andando a stringersi le spalle e poi le distende ancora una volta, intanto che rialza lo sguardo verso di lui, ferita. Ferita come non mai. «Pensi che potrei mai dare il mio primo bacio a mio fratello?» domanda con il tono tremolante, andando a scuotere il capo come per dire di no, andando a spostarsi appena da un lato come per distanziarsi da lui, andando a stringersi di nuovo le spalle e la mano va a tirarsi via ancora una volta le lacrime dal proprio volto, continuando a tenerlo abbassato con i capelli che le sfiorano il volto, cercando l'estremo della panchina. «Non toccarmi!» Con il tono abbastanza secco e deciso verso di lui, come se volesse allontanarlo ancora di più, in fondo gli è appena passato sopra con un carrarmato dopo avergli dato forse una piccola possibilità.

    Eithan
    21:49
    [Panchina]E rimane di nuovo senza parole. Oggi non ne combina una giusta. Si gratta la nuca, cercando di capire cosa abbia sbagliato questa volta... «Ma...» Mugugna in risposta. I brividi che gli percorrono l'intero corpo, rendendolo vulnerabile ancora una volta. Nessuno ci è mai riuscito per un arco di tempo così lungo. Nessuno mai. La vede allontanarsi, la sente piangere, la vede stringersi in sé stessa, quindi cerca di allungare una mano verso di lei, per recuperarla, ma lei gli grida contro di non farlo. Così riabbassa la man destra, la posa sul freddo metallo della panchina. Sente l'anima dilaniarsi vedendola in quello stato. La carotide sembra cessare improvvisamente di fornirgli il sangue alla testa, le vene alle tempie che si gonfiano così come tutti i muscoli ed i nervi. Trema dal nervoso e si tortura le mani con i denti. «Scusa...» Dice. Il tono quasi sottomesso e senza il solito orgoglio. «Io non...» Le mani stirano la pelle del viso come se fosse pongo. «...non pensavo che...» Tira su con il naso, gli occhi che si riempiono di qualcosa. «...ero in ospedale e tu sei fuggita... pensavo di essere una prigione per te...» Strizza gli occhi, lasciando cadere quel che deve. Tira su con il naso. «...e poi sono quattordici anni...quattordici...» Cerca di farla ragionare.

    Lizbeth
    22:04
    [Panchina]Tira su con il naso, intanto che va a tirare via gli occhiali dal proprio volto, continuando a tener le spalle strette, vorrebbe esser in un buco e non vedere più la luce, per una volta che si è aperta.. con qualcuno si è ritrovata con un muro di fronte. Si morde il labbro inferiore e poi lo lascia andare, andando ad alzare lo sguardo verso di lui, con le mani che tirano via le lacrime di nuovo come per pulirsi. «Son..» Deglutisce «Sono fuggita perchè era colpa mia!» Con le gote che diventano rosso e non poco, le labbra che vengono segnate di nuovo da quelle lacrime, umide salate che le contornano le labbra arrossate. «Se eri lì.. è stata colpa mia!» Si morde il labbro inferiore ancora una volta andando a deglutire ancora una volta. «Prima mi hai detto che non ti faceva schifo.. bè a me farebbe schifo baciare mia sorella..» Tira su di nuovo il naso e si sfrega appena sotto al naso come per di nuovo pulirsi da quelle labbra. Sbatte gli occhi e lì tira indietro, andando a guardarlo ancora una volta. Le fa male ogni singolo muscolo le fa male, come se non avesse mai provato una sensazione del genere. «Sono quattordici e allora? C'è gente che ha vent'anni di differenza!» Scuote il capo come per dire di no, andando ad alzarsi in piedi, di scatto. «Fai prima a dire che mi reputi una bambina, capricciosa, che non ho un seno, che non indosso le gonne che ti fanno vedere la gola o che non apre così velocemente le gambe!» Vomita quelle parole come un fiume in tempesta, come se fosse un animale ferito, le fa male, sta faticando a respirare il petto si alza e si abbassa in modo irregolare. «Cosa? Non pensavi?» Domanda verso di lui «Che il tuo comportamento da egoista non avesse delle ripercussioni? Non un singolo ragazzo mi si è mai avvicinato!» Con il volto che diventa ancora una volta rosso «E quelli che ci provavano gli facevi il terzo grado! Non sono più una bambina!» Mettendosi una mano sul petto «Ho vent'anni e non so neppure baciare!» Quasi lo urla, con le lacrime che continuano a scendere e le ginocchia tremano come non si sa che cosa, quasi si potrebbe dire che potrebbe cadere da un momento all'altro lì di fronte a lui. «Vorrei non amare.. forse sarebbe tutto più semplice..» mormora con un filo di voce, facendo un passo indietro come se volesse scappare via da lì.

    Eithan
    22:21
    [Panchina]Torna a sporgersi in avanti. I gomiti sulle ginocchia, la testa tra e mani. Gli occhi fissano il terreno, increduli a quelle parole che la ragazza gli sta dicendo. Si sente male, vorrebbe sparire, sprofondare nel terreno. Il respiro che si fa affannato ad ogni parola, perchè cerca di trattenere le lacrime, il dolore che gli causano quelle parole che mai si sarebbe aspettato di sentire da lei. «Io non... non lo so...» Un mugugno che probabilmente la ragazza non può sentire perchè sembra più un sibilo. E poi quando il discorso inizia a farsi pesante, sembra che una forza sconosciuta gli venga in soccorso e lo aiuti ad alzarsi per raggiungerla. Le afferra il braccio, cerca di farla voltare verso di sé. Istinto o ragione, a cosa dare la precedenza ora? Non riesce a capirlo. Forse perchè è stanco, forse perchè non lo saprebbe mai in ogni caso. Non gli è mai capitata una situazione simile. «Non ho mai detto questo.» Deglutisce, cerca di intrecciare il proprio sguardo serio con il suo. La ascolta ancora e si sente in colpa. Una gabbia, come pensava poco fa. Lui faceva soltanto il suo dovere, niente di più, niente di meno. Ascoltava gli ordini impartiti dai suoi genitori e li eseguiva, a modo suo, ma lo faceva. Le gambe gli tremano, gli gira la testa, ma cerca di reggersi in piedi. «...» Non sa cosa dire, si sente inutile, vulnerabile, di peso. Il respiro irregolare che gli maschera il volto con quelle nuvole di condensa bianche che si formano a tratti.

    Lizbeth[Panchina]Sente la mano che le afferra il braccio, che la stringe, il cuore inizia a battere velocemente e non poco, con il piede destro fa una piccola pressione, si gira con tanto di piccolo movimento di capelli, per via che sono sciolti, le ricadono in modo composto sulle spalle. Gli occhi che sono lucidi, il volto arrosato, ma nessuna lacrima ora che le segna il volto se non quelle di prima. Le labbra rosse torturate e lasciate andare più di una volta con la mano libera che sta trattenendo gli occhiali e gli occhi verdi che sono su i suoi. L'espressione sul volto è di pura sconfitta, come se un dolore profondo fosse lì dentro di lei, ma almeno le domande e i dubbi sono stati in un certo modo cancellati con la lezione che gli Happy End sono soltanto per le storie che legge sui fumetti. Stringe gli occhi e poi lì riapre andando così a poter osservare la figura di Eithan di nuovo lì, deglutisce e lo sente instabile «D..Dovresti sederti..» Preoccupata come prima verso il ragazzo, con il petto che le duole come non mai in vita sua, vorrebbe tirarsi via quella sensazione di amaro, vorrebbe sorridere, vorrebbe fare tante cose e invece l'unica cosa che fa è quella di rimanere lì di fronte al ragazzo.

    Eithan
    [Panchina]Si sente spaesato, confuso, irretito. La confusione che ha dentro gli fa girare la testa, ma nonostante tutto non accetta il consiglio della ragazza. Rimane in piedi davanti a lei, scrutandola nello sguardo, come se volesse trovarvi una risposta a tutto quel pasticcio di cui lui è la sola causa. Sente le braccia deboli, la testa pesante, le gambe flaccide. Sparirebbe volentieri in questo momento. Al diavolo l'orgoglio e balle varie. Apre più e più volte la bocca, per provare a dire qualcosa, ma ciò che esce sono soltanto mugugni inarticolati, neppure riconducibili alla lingua più primitiva della Terra. Gli occhi sono pieni, sulla soglia di esplodere. La ragazza è tra le sue mani e lui non sa cosa fare per proteggerla. Cerca di tranquillizzare il respiro e l'intero corpo, con il pessimo risultato di peggiorare soltanto le cose. Le gambe gli cedono, ma continua a tenersi in piedi con tutte le forze che riesce a reperire. Si rende conto che la Miss non l'ha ancora cacciato lontano, quindi la tira verso di sé, per abbracciarla. La vuole stringere forte. Si, forse è questo quello che vuole fare. «Perdonami...» Le sussurra mentre lascia andare le lacrime dagli occhi. «Sono stato uno stupido egoista... ottuso... un coglione... tutto quello che vuoi. Dimmelo... se ti va... perchè hai tutte le ragioni per farlo.»

    Lizbeth[Panchina]Le braccia la circondano, andando a sentire la sua presenza, andando a sentire il suo profumo e quelle parole, le fanno male. Male come non mai, stringe gli occhi e vorrebbe staccarsi, da lui, lanciarlo a terra e scappare per non incontrarlo mai più, lei stupida a preoccuparsi ad essersi innamorata di una persona così distante, ha lasciato tutto per lui in sostanza, per sentire quel sensazione di colpevolezza nei confronti del ragazzo, le mani si aprono e si chiudono e al momento è una bambola, non sa come reagire, andando ad abbassare lo sguardo verso il suo petto, con la fronte che sfiora la sua spalla, ma non va ad appoggiarsi, socchiude gli occhi e poi lì riapre ancora una volta. «So..» Deglutisce. «sono io che provo queste cose.. non devi fartene una colpa.» Il tono neutro, morto, nessuna vivacità, come se al momento Liz.. è uscita a prendere un attimo un boccone d'aria e rientra più tardi. Vi è l'involucro, ma non vi è la sostanza, cerca di fare un passo indietro come per aprire uno spiraglio tra le sue braccia e fuggire da lui. Le fa male soltanto quel contatto il fatto che lui la cerchi, le fa male.. come respirare.

    Eithan
    [Panchina]Non è poi detto che sia così distante da lei. Quando la sente tra le sue braccia sente tutti i problemi scappare, morire, sparire. Respiri prolungati e sostenuti, come se alle sue spalle ci fosse un medico che lo stia visitando con il suo stetoscopio. Sente la sua testa distante, non cerca di avvicinarla. Capisce che la sta mettendo in difficoltà e se ne dispiace, quindi la lascia andare. Un allontanamento che gli strazia il cuore e lo fa trovare con il viso rigato sotto lo sguardo della ragazza. Ripensa al bacio di poco prima, a quella strana sensazione che ha provato. Tenta di capirsi. Lui, che di solito sa al volo che cosa prova, sa che cosa fare, che cosa dire, ora si sente un pesce fuori dall'acqua. La guarda... e più la guarda più si perde in un labirinto che non sembra avere un'uscita. Forse perchè non vuole uscirne, forse perchè ha paura di farlo. «Sono io che ti ho illusa...» La voce rotta dal dolore e dal pianto. «Ho... paura...» E geme e trema per il freddo. Per quell'istinto che si fa sempre più forte e non vuole dargli pace. Quell'istinto che distrugge ogni barriera, ogni fonte di razionalità. «Non voglio farti soffrire... ma non sto facendo altro...» Pensieri ad alta voce, che magari non hanno neppure un filo logico. Lui cerca di spiegarsi, il suo io cerca di spiegarsi. La mano destra va ad accarezzarle delicatamente il volto. «Hai ragione tu... baciare in bocca mia sorella dovrebbe farmi schifo...» Si schiarisce la voce, cerca di nascondersi sotto la sciarpa a quadrettoni. «Eppure...» Deglutisce. «...mi... mi è piaciuto...» Il respiro che, tremante, gli fa uscire piano le parole «...i... io non... è difficile...» Strizza gli occhi, volge lo sguardo altrove, come alla ricerca di un aiuto. «...» La mano scivola in basso, fino al mento di lei. «..mi sento un bambino di tre anni... non so che mi prende...» I loro visi che rimangono a distanza di pochi centimetri l'uno dall'altro.


    Lizbeth
    [Panchina]La lascia andare e riprende a respirare, una respirazione non umana. Il proprio petto si alza e si abbassa sempre più difficile da sembrare calma, invece non lo è. Socchiude gli occhi e poi lì riapre andando a guardare il suo volto, ora appena distante da lei, quelle parole confuse in un certo senso. Deglutisce, una seconda volta, intanto che va a sentire quelle dita sul volto, questa volta non si sposta, rimane lì anche se i muscoli sono tesi. Si morde il labbro inferiore per qualche istante, i denti affondano su di esso, fino quando non va a sentire quelle dita che si alzano e tira via i denti. Le labbra si aprono come per dire qualcosa e poi le richiude ancora una volta. «Mi..» Deglutisce di nuovo «Mi sento confusa e impaurita pure io..» Cercando comunque di sembrare calma, anche se non lo è molto. Lo sguardo si abbassa di nuovo e poi lo rialza ancora una volta, con un sorriso sul proprio volto, che cerca di sembrare del tutto naturale. «Almeno.. dovrò preoccuparmi io dell'età..» Cercando di esser appena sarcastica, le gote completamente rosse e non poco, socchiude gli occhi e poi lì riapre ancora una volta, cercando di calmare quel cuore che sta battendo così forte.

    Eithan
    [Panchina]La guarda negli occhi, la vede fuggire ogni tanto, il che lo spinge ad avvicinarsi ancora di più al suo viso. Il respiro trema, così come la mano che tiene sotto al suo mento, così come tutto il resto del corpo. Non si sente lui, non si sente il solito Eithan. No, decisamente. Assottiglia gli occhi, la guarda mentre si morde il labbro. Trattiene il fiato, la lascia andare e fa un passo indietro, sentendo il suo corpo reagire in modo sbagliato. Una sensazione che, almeno per ora, non avrebbe voluto avere. Le mani si portano nelle tasche. «Cazzo...» Il respiro intermittente, sempre più veloce, quasi da tachicardia. Trema ancora. «Non sono sicuro... cioè... ho paura che sia soltanto un capriccio del mio corpo...» Si stringe nelle spalle, emette un verso di dolore. Più cerca di calmarsi peggio è. Sente il corpo pulsare troppo forte. L'istinto gli dice di saltarle addosso, ma non vuole. No, quando fa così è perchè non c'è niente sotto. O forse è qualcosa di diverso? «Dio, dio dio!» Si mette le mani nei capelli ed inizia a girare in tondo, disperato. Quelle sensazioni lo stanno portando all'esasperazione.

    Lizbeth
    [Panchina]Se per un attimo si era immaginata di già un bacio, bè.. per l'ennesima volta di quella giornata è stata delusa. Socchiude gli occhi e poi lì riapre, facendo uscire un piccolo sospiro dalle labbra, deglutisce, si morde il labbro inferiore ancora una volta, per poi lasciarlo andare, lo osserva e sta male.. ora per lui, per la sua reazione, per la propria reazione! Deglutisce ancora una volta, iniziando a camminare nella direzione di Eithan, piazzandosi di fronte a lui, con le mani che cercano di afferrare i polsi e lo fissa. Lo fissa con uno sguardo più che serio, più che duro..« Mi fido di te.. » Afferma con tranquillità nella direzione del ragazzo e questa volta per la seconda della giornata cerca di impattare, nel vero senso della parola contro le sue labbra, come per fargli vedere che è lì, per fargli comprendere che ha voglia di lui e non di altri.. che si fida di lui, che è più che convinta che sia una brava persona e che non lo farà soffrire. Gli occhi sono stretti le labbra rigide e sembra più un incontro di pugilato si può dire che un bacio.

    Eithan
    [Panchina]Gira ancora in tondo finchè non si trova improvvisamente il corpo della ragazza davanti. Ferma così, di colpo, il suo intercedere nervoso, abbandona le braccia lungo i fianchi e la guarda. Ora più che mai è indifeso, perchè non se ne rende neppure conto di esserlo. Si sente afferrare i polsi, la vede avvicinarsi ancora di più al proprio viso, lo sguardo che si apre al massimo. La guarda perplesso, cerca di replicare. «E fai mal...» Ma non ci riesce perchè, per la seconda volta in questa giornata, viene bloccato da un suo bacio. Gli occhi si perdono nuovamente sotto le palpebre, questa volta definitivamente perchè si serrano delicatamente. Le sopracciglia si inarcano verso il basso. A differenza di lei, lui è dolce e cerca di metterla a suo agio baciandole delicatamente il labbro inferiore. Il respiro che si fa pesante, ma non perchè è nervoso. Le braccia si sollevano e le cingono la vita per tirarla a sé.


    Lizbeth
    00:20
    [Panchina]Sente quel pezzo di frase, poi tutto sparisce. Si. Per la seconda volta non ha usato i se e i ma, ha usato semplicemente i fatti, infatti lo è andato a baciare, lei e la sua testa in quel momento c'è una piccola Liz dentro al suo cranio che sta sbattendo la testa contro al muro di mattoni per la sua stupidità. Fino quando non va a sentire le labbra del ragazzo questa volta volta strane a confronto di prima, infatti sono morbide dolci, sgrana gli occhi un attimo e poi lì richiude, cercando di imitarlo, ovvero di metterle pure lei morbide, intanto che le mani vanno per qualche secondo a muoversi nell'aria per via che non sa bene dove metterle e alla fine va ad appoggiarle sulle spalle del ragazzo, verso il petto,il cuore batte. Batte forte che quasi le fa male, il rumore è arrivato alle orecchi e la testa si inclina appena da un lato, intanto che il proprio petto appoggia con delicatezza a quello del ragazzo, le forme si modellano su quello di lui, anche se i strati dei vestiti macchiati dividono i due corpi, continua a baciarlo, in quella maniera buffa, in fondo non sa baciare.. è una delle sue prime volte.

    Eithan
    [Panchina]E quel brivido che prova nello sfiorare le sue labbra rigide, aumenta in maniera esponenziale quando queste si fanno morbide. Al momento cerca di non andarci troppo pesante. La lingua rimane al suo posto, in modo da donarle semplici ed innocenti baci sulle labbra. Gli occhi sono chiusi, rilassati come il corpo. Solo il respiro non riesce ad acquietarsi. Forse perchè in preda agli ormoni che gli viaggiano senza sosta da capo a piedi. Gli annebbiano il cervello, la sua razionalità ed il suo dannato orgoglio. Respira profondamente, cercando di far stare buoni gli istinti superiori. Un bacio che sembra durare un'eternità e che fa male quando finisce. Si stacca appena da lei, la fronte leggermente sudata. La guarda negli occhi, cercando di trovarci qualcosa che neppure lui sa cosa sia di preciso. Non parla, semplicemente la guarda, poi socchiude gli occhi e la solleva da terra per farla arrivare alla sua altezza. Posa la propria fronte sulla sua, lasciando che le linee dei nasi combacino. La bocca aperta per poter controllare il respiro, il naso che capta l'odore della ragazza. Un odore che lo fa sentire a casa.

    Lizbeth
    [Panchina]Quel bacio così dolce, così agognato forse in quel tempo che non si sono visti, in quel tempo che lei si sentiva così attratta non solo dal suo corpo, ma da tutto, da ogni suo comportamento, poi ha fine. Si stacca e respira, infatti non ha respirato per nessuno di quei minuti.. ore, giorni in cui era attaccata alle sue labbra, le labbra si allargano in un sorriso ed è euforica, come se al momento potesse far uscire dalle proprie orecchie piccole piccoli cuoricini, fino a sentire il terreno che va a staccarsi dai propri piedi e un sorriso largo, non poco che si allarga sul proprio volto e ridacchia, intanto che le mani si vanno a stringere meglio sulle spalle di lui, felice, intanto che un sorriso di nuovo diventa largo. Lo sguardo va a portarsi verso destra e poi di nuovo verso sinistra, intanto che ritrova i suoi occhi. «Ti devi cambiare.. e poi è ora di ordinare qualcosa per cena..» Con un sorriso ampio e si stringe di nuovo verso di lui, affondando ora il volto tra la spalla e il collo e stringendosi a lui, in maniera così dolce.

    Eithan
    00:50
    [Pressi Panchina]Respira lì, davanti a lei e finalmente sembra rilassarsi completamente. Gli sembra di aver trovato la pace, per il momento, anche se non riesce a capire che cosa sia potuto accadere in una giornata. Passare dal non ricordare nulla al ricordare troppo; da semplici carezze amichevoli a dei baci un po' più importanti. La stringe forte a sé, forse un po' troppo, forse no. E rimane in silenzio. Il suo silenzio che vale sempre più di mille parole. Una comunicazione quasi spirituale che la ragazza dovrebbe conoscere bene. Riapre gli occhi e li posa sul suo viso soltanto quando la sente parlare. Di lasciarla scendere non ci pensa proprio. I muscoli delle braccia non fanno sforzo alcuno, visto che non pesa granchè. «Cambiare? Puzzo di ospedale?» Domanda, perplesso mentre si sente lo stomaco aprirsi emettendo un gorgoglio poco carino. «...» Avvampa in viso e la stringe nuovamente forte per non farsi vedere in quel frangente di imbarazzo.

    Edited by Chacedy - 5/3/2013, 00:51
     
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